Page 349 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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della fiaba di Grìmm che suonando il suo piffero stana i topi e li
                conduce  lontano,  così  Sam  stanava  continuando  a  parlare  con

                me i ragazzi in blue jeans: poi in fila indiana, facendoci strada
                tra le macchie di ginestre o di alloro, giungevamo al lago dove

                Fosca si tuffava in un abbaiare di gioia.



                Io  e  Fosca  eravamo  le  sole  femmine  della  compagnia.  E
                malgrado  Fosca  dimostrasse  d'esser  molto  eccitata  dalla

                presenza di una con cui bene o male aveva finalmente qualcosa
                in  comune,  di  rado  mi  sono  sentita  a  mio  agio  come  quelle

                domeniche trascorse a Mount Kisko tra il verde, il silenzio, e i
                protetti dei due musicisti. Strane domeniche durante le quali non

                accadeva  mai  nulla  e  si  ripetevano  sempre  le  medesime  cose,
                compresa  l'assenza  di  Giancarlo  Menotti:  che  tuttavia

                incombeva su noi come un angelo custode o un demone. Forse
                perché ogni cosa laggiù gli apparteneva, forse perché qui aveva

                composto  le  sue  musiche  più  belle,  forse  perché  qualsiasi
                discorso ricadeva su lui, sembrava quasi di vedercelo accanto:

                col viso pallido e stretto, il gran naso torto a sinistra, gli occhi

                sempre un po'"tristi, il misterioso sorriso che non si sa mai se
                appartenga ad un santo o a un demonio. Perfino io che voglio

                bene a Sam Barber come a pochi altri amici e a Mount Kisko ci
                andavo pel gusto di trascorrere un pomeriggio con lui, non so

                cosa  avrei  dato  perché  il  demonio  intravisto  una  sola  volta  a
                Spoleto fosse stato anche fisicamente tra noi. Mi incuriosiva tra

                l'altro  l'idea  di  parlarci,  tentar  di  intuire  i  segreti  che  chiude:
                quello che lo portò a scegliere per trent'anni l'America restando

                italiano,  quello  che  lo  riportò  dopo  trent'anni  in  Italia  ad
                inaugurare la follia di Spoleto, quello che lo tiene legato ad un

                festival  che  gli  da  solo  fatiche  e  amarezze,  quello  che  gli  ha
                fatto  inventare  la  magia  di  Mount  Kisko  dove  vivono  cose  e

                persone distanti da me quanto Uranio e, malgrado ciò, tali da
                non pormi neanche un momento a disagio. Speravo per questo

                che  tornasse  presto  a  New  York.  Tornò  invece  dopo  che  fui



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