Page 312 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
P. 312
magnetofono, incoraggiai e supplicai. Rispose che non aveva
niente da dire. Gli chiesi perché allora mi avesse dato
l'appuntamento. Tacque e ritacque. Poi smise di tacere per dirmi
che non capivo il riguardo che mi aveva usato: detesta i
giornalisti, i giornalisti sono stupidi, i giornalisti sono bugiardi, i
giornalisti sono infami, mai nella sua vita aveva accettato di
parlare con un giornalista, tale eccezione era un sacrificio per
me... e poi tacque. Tacque e ritacque.
Impiegammo quasi due ore per incidere un nastro di trenta
minuti. L'intervista che leggerete è il più eroico lavoro di
cucitura che sia mai stato fatto dal tempo in cui i cavernicoli si
cucivan le pelli con le spine di pesce. Cucitura? Mosaico. Da
allora, quando vo in San Vitale a Ravenna, esclamo orgogliosa:
«Sì. Però io ho composto l'intervista con Rubi». Nemmeno la
duchessa d'Alba mi fece tanto soffrire: persi in questa intervista
tre chili, quanti ne ha persi Gordon Cooper nel suo viaggio
spaziale, quanti ne perde un obeso che per due settimane sta a
frutta e caffè. Il ritratto che segue non è esattamente il ritratto di
Porfirio Rubirosa: se avessi dovuto riportare la conversazione
nel modo in cui si svolse, il mio direttore mi avrebbe cacciato.
Però non mi pento di aver presentato Rubi più loquace di quello
che sia: i suoi amici mi giurano che con gli altri la
conversazione di Rubi è squisita, si sta ad ascoltarlo quasi fosse
Demostene. Alcuni suoi amici sono, strano a dirsi, miei amici. E
mi vedo costretta a non dubitarne.
Finito il tormento andammo in giardino dove c'era la quinta
moglie di Rubi, Odile Rodin, e un'ospite di Rubi, Elsa
Martinelli. Colpita dal mio scoramento la Martinelli spiegò che
Rubi è assai timido e la timidezza è una virtù molto chic.
Poi mi chiese quali altre virtù avessi colto in lui. Risposi non so,
non saprei, e perché diavolo piace tanto alle donne? La
312