Page 313 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Martinelli osservò che è un tale brav'uomo. Aggiunse che,
siccome era un tale brav'uomo, avrebbe accettato di rivedermi.
Grazie a Dio, non accettò.
ORIANA FALLACI: Sono tutta eccitata, signor Rubirosa:
essere giornalisti, in certe occasioni, è davvero un gran
privilegio. Ma lo sa, signor Kubirosa, che io l'ammiro e la seguo
da quando studiavo al ginnasio? Non in senso sessuale,
intendiamoci: intellettuale, diciamo. Non è un re, pensavo, non
è un adone, non è un eroe, non è un miliardario, non è un
assassino, non è un santo, non è proprio nulla, ha due braccia e
due gambe come il resto della popolazione terrestre: ma tutte le
donne son sue e tutti gli uomini sono invidiosi di lui. Qualcosa
di speciale deve pur avere, questo gran seduttore, questo
massacratore di cuori, questo dongiovanni senza pietà, questo
Casanova del secolo. Qualcosa di speciale, eh sì. E sognavo di
vederla da vicino, parlarle, scoprire questo mistero... signor
Rubirosa! Signor Rubirosa, cos'ha?!? Quella fronte imperlata di
sudore, quel tremito...
Ha la febbre? Sta male? Vuole che apra la finestra? Che chiami
il suo cameriere?
PORFIRIO RUBIROSA: IO... io non do mai interviste. Mai.
Mai. Questa è la prima volta che accetto di fare una simile cosa
e quel coso... quel coso che gira, che ascolta tutto ciò che si
dice, come si chiama, quel magnetofono, oh, la prego, chiuda
quel coso. Mi terrorizza, mi mette a disagio. Io, ecco, io sono
timido.
Timido lei?!? Ma signor Rubirosà.?! Che dice?!?
Timido, timidissimo. Del resto, gli uomini aggressivi sono
odiosi, non trova? Io non sono mai stato aggressivo, nemmeno
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