Page 305 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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è buono, bravo, l'unico difetto in lui è che fa troppo il divo, sa di
avere quel volto stupendo, magnetico, e non se ne dimentica
mai. Io gli sono affezionata da morire, lo ammiro, ma un giorno
che avevo il nervoso viene da me e incomincia a provocarmi.
«Io lo so perché sei scura. Io lo so.» «Statte bbono, Marlon.
Non sai un fico.» «Io lo so. Io lo so.» «Statte bbono.» «Io lo
so.» «E cosa saiii? ! ?» «So che vuoi il nome in cartellone prima
del mio.» Gesù. Lo volevo ma non avevo il nervoso per quello
e, se non mi avesse provocato, non lo avrei mai ammesso: c'è un
tale orgoglio in me. Ma lui me lo attizzò, questo orgoglio, e
risposi: «Sì, voglio che in Italia il mio nome venga per primo.»
«Perché?» dice lui. «Perché mi spetta.» «Perché sei ambiziosa»
dice lui. «E tu che sei?» Dopodiché me ne vado in camerino.
Bene: ebbe il cattivo gusto e l'imprudenza di seguirmi in
camerino a continuare la discussione. Scoppiò il mio cattivo
carattere, pardon, buon carattere. «Questa cosa» gli dissi «io
non te l'avrei chiesta e avrei aspettato che tu me la offrissi come
un mazzo di fiori. Ma siccome non me l'hai offerta come un
mazzo di fiori, io ti dico che sei un uomo volgarissimo ed un
grosso cafone.»
Uscì bianco ed io ebbi ciò che volevo. Ah, se credono di fare su
me un quadro patetico, si sbagliano.
Io non sono una donna debole, sono una donna che sa quel che
vuole, che lo ha sempre saputo.
Niente mi è mai capitato per caso, niente: fuorché il successo di
Roma città aperta e la fama di poi.
Ero talmente convinta che per sfondare nel cinema ci volesse un
bel faccino e occhioni azzurri...
Insomma, son diventata «la Magnani» per caso: ma ora che lo
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