Page 303 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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Tritone per poco non svengo, c'era un ingorgo, e quel fracasso
di clacson, quella puzza di benzina, quella mancanza di aria...
Vuol dire, signora, che non considera come una sciagura
l'eventualità di non far più l'attrice, di non esser più la Magnani:
insomma una delle donne più note del mondo? Non ci credo.
Se non ci crede, perché è qui? Chiuda questo arnese che gira e
se ne vada a spasso con un bel ragazzo. Se non ci crede, mi
offendo: io non dico bugie. Ma Oriana mia! Ma se non vedo
l'ora di non far più l'attrice, di non esser più perseguitata dal
mondo in cui vivo! La popolarità mi piace, l'ho detto. Embé?
Chi me la leva se vo a stare in campagna? Della carriera che ho
avuto son fiera.
Embé? Chi me la leva, se pianto ogni cosa? Il cinema, cara, non
mi piace più. Son passati i tempi in cui mi illudevo che fare del
cinema volesse dire fare dell'arte: non sogno più. Il cinema,
oggi, è fatto di festival, di cannibalismo, di quell'idiozia che
chiamano incomunicabilità, di quegli intellettuali che
pretendono sempre di insegnare qualcosa e sottovalutano il
pubblico dimenticando che il pubblico è composto, sì, di
individui insicuri ma, messi insieme, questi individui insicuri
diventano un miracolo di intelligenza. E l'intelligenza non
sopporta d'esser menata pel naso dagli imbecilli che si mettono
in cattedra.
Guardi: io del cinema penso quel che scrisse a dodici anni mio
figlio sul giornalino del suo collegio in Svizzera: «Al
cinematografo mi voglio divertire. Se poi, senza che me ne
accorga, mi insegna qualcosa, tanto meglio».
D'accordo, d'accordo. Ricordo bene quando mi disse: «Io i
cretini non li sopporto: meglio un mascalzone che un cretino. E
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