Page 231 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
P. 231
possiede cinquanta castelli e non so quanta terra, quanto oro
liquido. Dice di amar molto quei quadri che mi facevano svenire
di estasi, e poi non li guarda nemmeno. Per timor di sciuparli
con una particella di fumo io non osavo neanche accendere la
mia sigaretta. «Ma cosa fa?!» disse infine la duchessa. «Fumi,
fumi. Io fumo sempre qua dentro.» Forse perché la duchessa è
tanto, tanto carina; tanto, tanto gentile.
ORIANA FALLACI: Mi lasci respirare, duchessa. No, no: con
rispetto parlando, non per lei.
Malgrado il suo sangue sia più blu dell'inchiostro e contenga
anche quello di Maria Stuarda, dell'imperatrice Eugenia de
Montijo, di quella Cayetana che Goya ritrasse non so quante
volte nuda o vestita... Malgrado queste cose, dicevo, lei è così
dolce e bionda e impaurita: non toglierebbe il respiro a un paria
di Bombay. E che non capita tutti i giorni di intervistare
qualcuno in un salotto con un dipinto del Beato Angelico, uno
del Perugino, uno del Viziano, uno del Bellini, uno del Rubens,
tre di Andrea del Sarto, uno di Frà Bartolomeo: per non dire dei
Goya che sono nel salone accanto. Mi sembra quasi un
sacrilegio mettere un magnetofono qui, bere il gin fizz, fumare...
Davvero possiamo fumare? Non si sciupa niente? Ma che
effetto le fa vivere dentro un museo?
CAYETANA D'ALBA: Veramente io sono così abituata a
veder questi quadri che non li vedo più.
Intendo dire: so che ci sono ma non mi fermo a guardarli, non
mi fanno più effetto. Mi fa molto più effetto guardare quelli del
Prado o degli Uffizi o del Louvre. Noi Alba, sa, siamo cresciuti
tra i capolavori: son tanti secoli che la mia famiglia colleziona
bei quadri. Ha visto quel Tiziano del duca d'Alba che combattè
231