Page 115 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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serio: fuorché gli occhi. Gli occhi...
Gli uomini le hanno procurato non pochi guai, a quel che so.
Durante la guerra, ad esempio... quel tedesco ufficiale di Stato
Maggiore, Madame. Sì, quello che per applaudirla in teatro le
usava la delicatezza di vestirsi in borghese ma che col resto
della popolazione non era così delicato... Forse questa è una
storia da dimenticare: però resta il fatto che alla Liberazione le
toccò qualche noia.
Lei misura molto le parole, mia cara: dire noia è una garbata
metafora. Fui arrestata per collaborazionismo e dovevano
fucilarmi. Fu proprio un miracolo se tutto si ridusse ad alcuni
mesi di residenza coatta. Perché dice che questa è una storia da
dimenticare? Fu una bella storia ed io non la rinnego: perché
amavo quell'uomo. Lo amavo come non ho mai amato nessuno,
ero pazza d'amore per lui. Se non fosse così, non esisterebbero
giustificazioni per me: sarei inesorabile. Non posso nemmeno
dire che fu lui a venir verso di me: fui io ad andare verso di lui.
In amore io ho sempre scelto, non mi sono mai fatta scegliere.
Quanto al mio arresto: puah! Non mi arrestarono per aver amato
un tedesco, mi arrestarono per aver fatto Les enfants du Paradis.
C'è molta invidia nel cinema, a molti non andò giù che avessi
fatto carriera. Ed io lo dissi quando ebbi i fucili mitragliatori
davanti: «C'è solo una cosa più ingiusta dell'ingiustizia: ed è la
giustizia francese».
L'ho rivisto, il mio bell'ufficiale: dopo la guerra. Ora è morto
per un incidente, mentre era ambasciatore del suo paese. Meglio
così: ciò mi risparmia di fronte a lui l'esibizione patetica della
cecità. Io sono molto orgogliosa.
L'ho letto da qualche parte: «Non conosco l'odio, né l'invidia, né
il rancore. Ma conosco un orgoglio smisurato».
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