Page 113 - Oriana Fallaci - Gli Antipatici
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generali tedeschi preparavano l'invasione sulle carte di Francia
quando lei girava le scene sul ponte di ferro del Canale Saint
Martin e diceva a Jouvet: «Edmondo, tu non mi ami più perché
vuoi lavorare». Si può quasi dire che lei ha regalato il suo viso a
un'epoca...
Ma cosa vuole che abbia regalato, chérie. Prévert e Carnè
sarebbero esistiti anche senza Arletty, quell'epoca sarebbe
esistita anche senza Prévert e Carnè. Un'epoca splendida,
sontuosa, che annunciava la fine di qualcosa: la guerra non è la
fine di qualcosa? E noi l'abbiamo cantata come ci riusciva: non
bisogna dare al cinema più importanza di quanta ne abbia. E poi
nel cinema io ci sono passata come Garance in Les enfants du
Paradis: che non si sa da dove viene, non si sa dove va.
Sono entrata, uscita, rientrata, sempre senza dover niente a
nessuno: in fondo il mio vero mestiere è il teatro. Me la sono
cavata, io che non ho mai studiato recitazione, abbastanza
benino, ma che merito ho per esser stata scelta da Carnè e da
Jeanson, o per aver detto le geniali battute di Prévert?
«Mon cher, le pene d'amore sono come i reggimenti: passano.»
«Atmosfera, atmosfera! Nessuno mi ha mai detto tu sei la mia
atmosfera. E che, ho una faccia da atmosfera?» Questa roba non
l'ho scritta io, l'ho soltanto detta.
Sapevo dirla, forse. E sapevo un po'"cantare. Danzare, no: la
danza non consente la mediocrità. Io adoro la danza.
Prima andavo sempre a vedere i balletti. Ora ho smesso. Tanto,
che vedo? Forse se siedo in prima fila, con lenti fortissime. Ma
anche con quelle. È per via degli scollamenti della retina. Sa, io
so tutto sull'occhio, un occhio sembra una piccola cosa, invece è
una cosa complicatissima, con gli scompartimenti, gli
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