Page 60 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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lui e sulla festa. Giurai.
E l'indomani, spolverata, pettinata, lisciata da Valentina che mi
spronava col candore degli innocenti, partii per quella che
consideravo la mia più eccitante avventura hollywoodiana.
La villa distava da Hollywood quarantacinque minuti di strada.
Cesare Danova, l'attore italiano che è sotto contratto con la
MGM, mi accompagnò con l'automobile di Valentina e lungo la
strada mi dava consigli: certamente gli ospiti erano stati messi
in allarme e, se le cose andavano male, non avevo che
telefonargli e sarebbe venuto con Valentina ad asciugarmi le
lacrime.
«Se si sbronzano, non ti indignare,» diceva Danova «succede
sempre quaggiù.» «Se cascano in piscina, non ti sorprendere. È
più che normale.» «Se si sbaciucchiano un po', fai finta di
nulla.»
Dinanzi alla casa, frenò con espressione infelice. «Che Dio ti
accompagni» disse. E sembrava che andassi perlomeno
all'inferno. Entrai vagamente Impaurita.
La festa si svolgeva sulla terrazza del parco che guarda
l'oceano. I cartelli con le frecce indicavano la strada per
arrivarci attraverso un labirinto di viottoli e scale. Camerieri
negri, vestiti di bianco, tendevano il braccio dove non
esistevano frecce fissandomi coi grandi occhi senza espressione.
Alle finestre della casa pendevano bandiere degli Stati Uniti.
Dal campo da tennis dov'era sistemata l'orchestra, veniva la
musica dell'inno nazionale. La gente importante di Hollywood
cura assai il patriottismo. Veniva dalla terrazza un fìtto brusio di
risate. In cima alle scale, con la faccia rossa di emozione, gli
occhi un po'"inquieti e il panciotto coi colori della bandiera
americana, stava il signor Joseph Cotten per ricevere gli ospiti.
«Benvenuta» disse con un sorriso cortese e il minore
entusiasmo possibile. Solenne, con una bandierina dei
quarantanove Stati appuntata sull'ampio petto di matrona, la
signora Cotten mi porse la mano e mi sembrò che tremasse.
Gli eletti, tutti con la bandierina o qualcosa che ricordasse i
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