Page 53 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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ci  dorme  Dusty,  giovane  moglie  del  regista,  che  un  tempo
                faceva la modella e ora passa il tempo a dipingere. Nella camera

                dove sospirava John Gilbert ci dorme Jean Negulesco che vi ha
                sistemato  anche  il  suo  eccessivo  corredo:  tremila  cravatte,

                ottocento vestiti, quattromila camicie, novecento paia fra scarpe
                e babbucce (alcune rarissime, tessute con fili d'oro e d'argento),
                cento panciotti degni di Brummell, alcuni chili di calzini di seta.

                  Che se ne faccia di tanta roba, non lo so. E, probabilmente, non
                lo  sa  nemmeno  lui.  Per  indossarla  tutta  almeno  una  volta,

                dovrebbe  vivere  più  di  Mosè;  ma  così  ricorda  sempre  che  è
                ricco,  e  soltanto  ricordandosi  d'essere  ricca  la  gente  di
                Hollywood  può  illudersi  d'essere  anche  felice.  «Adoro

                possedere  quel  che  gli  altri  non  hanno»  dice  Negulesco  che,
                prima di scoprire il cinematografo, «faceva» il profugo romeno

                a  Parigi  dove  dipingeva  quadri  non  sempre  apprezzati.  Della
                passata povertà gli è rimasto, ora, soltanto il gusto dell'arte. L'ex

                casa di Greta è coperta, dal pavimento fino al soffitto, di Buffet
                e  Dufy,  che  valgono  almeno  quanto  il  guardaroba.  È,  anche

                questo, un fenomeno hollywoodiano. Quando non sanno come
                spendere i quattrini, collezionano quadri: un hobby che da più
                lustro  di  una  Rolls-  Royce  o  di  un  divorzio.  E,  mentre

                Negulesco  sceglie  autori  moderni,  Edward  Robinson  predilige
                capolavori  fiamminghi,  George  Cukor  gli  impressionisti,  il

                produttore  e  regista  William  Goetz,  Van  Gogh  e  Picasso.
                Episodio  abbastanza  confortante  in  una  comunità  che,  a

                malapena, ha sentito dire che Giotto «faceva» il pittore.
                  Il municipio di Los Angeles che, con grande ottimismo, cerca

                di alzare il livello culturale dei suoi cittadini, è molto sensibile a
                questo  insolito  hobby  e  ogni  anno  organizza,  d'accordo  con
                Negulesco,  Cukor,  Robinson  e  Goetz,  un  pellegrinaggio

                artistico nelle loro dimore. Il pellegrinaggio costa un dollaro e
                mezzo, vi partecipano generalmente millecinquecento persone.

                Le  statistiche  hanno  accertato,  però,  che  milletrecento  non
                vanno oltre l'improvvisato museo di North Bedford Drive. «È

                    sorprendente  come  i  losangelini  siano  sensibili  a  Buffet  e  a



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