Page 43 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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anch'io quando mi fossi tolta questo peso dal cuore: certe cose
                vanno  fatte  senz'altro  prima  del  bisogno.  E  cos'era  la  morte,

                dopo  tutto?  La  fine  della  vita.  Tutti  dovevamo  morire.
                L'importante  era  sistemare  il  corpo  in  un  luogo  grazioso:  più

                importante  che  comprarsi  una  casa  per  starci  da  vivi.  La  sua
                automobile correva lungo la strada asfaltata, prendendo le curve
                senza  precauzioni.  «Ecco,»  diceva    «questa  è  una  strada

                pericolosa, ma posso  prendere le  curve senza  paura perché  se
                muoio ho il mio posticino a Forestlawn.» All'entrata principale

                c'erano due grandi cartelli, a forma di libro aperto:
                  «Benvenuti a Forestlawn,» dicevano le lettere gigantesche «qui
                gli  amanti  devono  venire  a  guardare  i  tramonti,  i  pittori  a

                dipingerci i quadri e le mamme a far giocare i bambini».
                    Il  giovanotto  era  esultante:  «Lei  dipinge?  No?  Ha  bambini?

                No? Troverà almeno un boyfriend a Hollywood. Ecco, se non sa
                dove  andare,  può  portarlo  quaggiù.  Ci  sono  prati  squisiti  e  i

                giovani  ci  fanno  all'amore».  Il  suo  volto  era  serio:  «Che  cosa
                può rallegrare di più un estinto dell'idea che sulla sua testa ci

                sono due giovani che fanno all'amore? Ci si può anche sposare,
                a Forestlawn: la cerimonia assume un valore più sacro dove si
                pensa all'eternità. Molti nostri clienti si sposano qui».

                  Ci inoltrammo con la macchina lungo un viale. Ai lati v'erano
                prati  e  laghetti,  alberi  di  pino,  querce  e  ciuffi  di  lillà.  Non

                c'erano croci né monumenti. «Abbiamo proibito di piantare le
                croci:  sono  così  tristi»  disse  il  giovanotto.  «Ci  limitiamo  a

                mettere  una  piccola  lapide,  ma  che  sia  nascosta  fra  il  verde
                affinché  la  gente  se  ne  accorga  il  meno  possibile.»  Il  viale

                saliva,  guardando  in  basso  si  potevano  vedere  le  lapidi,  della
                grandezza  di  un  pane.  Giungeva,  col  vento,  il  motivo  di  una
                canzonetta.  «Nascondiamo  i  dischi  della  musica  leggera  fra  i

                ciuffi di lillà. Mettono di buon umore»
                  disse il giovanotto. «Spesso preferiamo le canzonette di Cole

                Porter.  Ma  da  qualche  tempo  va  bene  anche  il  motivo  di  My
                Fair  Lady.»  Fanciulle  di  pietra,  castamente  nude,  sorridevano

                dai laghetti pieni di cigni. Passò un'automobile, si fermò accanto



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