Page 139 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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certi urli e con tanta voce che non si immaginerebbero a sentirlo
                cantare. Gli risposi alzando le spalle. Il secondo incontro fu più

                grazioso. Ero andata con Sofia Loren a vedere la prima di The
                Fire and the Passion al Beverly Wilshire e il caso volle che mi

                trovassi  seduta  proprio  al  suo  fianco.  "Pazienza.  Non  si
                ricorderà di un litigio avvenuto anni addietro con una reporter
                italiana" pensai. E guardai dritto verso lo schermo. Ma, sebbene

                litighi con moltissima gente, Frank Sinatra ha una memoria di
                ferro. Poco prima che in sala si spenga la luce, mi batte un dito

                sul braccio e, col sorriso più bianco, mi dice: «Hello. Ancora
                arrabbiata?».
                  Dio mio, feci la pace! E promise di darmi l'intervista. Ma, il

                giorno  fissato,  non  venne.  Era  andato,  come  disse  trionfante
                Hank Sanicola, in vacanza alle Hawaii. Aveva, invece, cambiato

                d'umore.
                    Infatti  lo  vidi  la  sera  stessa  da  Rornanoff's  dove  mangiava,

                guarda caso, a un tavolo vicinissimo al mio. Di nuovo, evitai di
                guardarlo.  Di  nuovo  se  la  cavò  con  un  bianco  sorriso.  Aveva

                perso, mi disse, l'aereo: avrebbe dovuto recarsi a Chicago per
                sistemare una faccenda improvvisa e gravissima. Era così dolce
                e cortese, così speranzoso di farsi perdonare che, se la pigrizia

                non fosse il mio costante malanno, avrei potuto intervistarlo a
                quel tavolo e subito. Mi limitai, invece, a far di nuovo la pace.

                E,  con  affettuose  strette  di  mano,  fissammo  l'intervista  per  il
                giorno seguente: alla Paramount dove girava Paljoey.

                    Andai  alla  Paramount.  Sinatra  era  impegnato  in  una  scena
                noiosa. C'era uno scivolo, molto inclinato, e doveva buttarsi in

                ginocchio  giù  dallo  scivolo  fermandosi,  in  fondo,  fra  Rita
                Hayworth  e  Kim  Novak,  (in  pantaloni  di  strass).  Sinatra  la
                ripetè quattordici volte mentre tutti gemevano

                  «Fantastici Che bravo!» e non succedeva nulla di male. Ma,
                alla  quindicesima,  prese  troppo  lo  slancio  e  andò  a  battere  il

                naso  contro  la  macchina  da  presa  che  era  sistemata  per  terra,
                molto vicina allo scivolo, per riprendere i primi piani. Per un

                livido piccolo come il neo falso della Novak, Sinatra si mise a



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