Page 101 - Oriana Fallaci - I sette peccati di Hollywood
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il signor Mayer mi licenziò perché ero diventata insopportabile
                e impopolare. Divorziai anche da Vincent, tutto andava a rotoli,

                scappai da Hollywood e mi trovai sola con la mia bambina a
                New York. Qui incontrai Sidney Luft, che allora faceva l'agente

                teatrale.  Sidney  mi  disse  che  mi  amava,  questo  mi  sorprese
                molto perché credevo che tutti mi odiassero, e lo sposai.
                  «Fu Sidney a convincermi a tornare al teatro e così debuttai al

                Palladium di Londra e al Palace di New York. Ero grassa: ma
                per cantare che importa? Ed ero meno infelice. Però sognavo di

                tornare nel cinema, non si può dimenticare una carriera iniziata
                a tredici anni, e quando mi proposero di fare È nata una stella
                dimagrii alla svelta e ricominciai. Lavorai con entusiasmo, oh,

                se lavorai!
                  Volevo prendere l'Oscar. Tutti ne erano convinti. La sera della

                premiazione ero all'ospedale perché avevo partorito la seconda
                bambina e siccome tutti erano convinti che avrei preso l'Oscar,

                quelli della televisione sistemarono le macchine da presa nella
                mia camera in collegamento col Pantages Theater. C'era caviale

                e champagne, il discorso era pronto, io e Sidney eravamo molto
                eccitati ed io ero finalmente felice. Poi sul video apparve Bob
                Hope, che quell'anno era maestro di cerimonie, e quando aprì

                bocca  per  dire  il  nome  dell'attrice  premiata,  quelli  della
                televisione  dissero:  «Zitta,  zitta,  pronta,  attenzione».  E  Bob

                Hope aprì bocca e disse che l'Oscar lo aveva vinto Grace Kelly.
                  «Non ebbi tempo di piangere perché rimasi stupita da ciò che

                accadeva intorno a me.
                    Improvvisamente  tutti  si  irritarono  perché  avevo  fatto  loro

                perdere  tempo  e  fuggirono  coi  loro  arnesi,  travolgendo  le
                seggiole,  senza  nemmeno  dire:  "Mi  dispiace"  o  "Buonasera".
                Aprii la scatola di caviale, lo mangiai, poi scoppiai a piangere e

                giurai che mai più avrei fatto del cinema. Così ho mantenuto la
                parola, ma la mia giovinezza è ormai sciupata, ed io ho sempre

                paura, e spesso mi chiedo se diventerò mai una donna normale,
                isterica  come  sono.  Bella  storia,  eh?»  Ormai  s'era  tolta  ogni

                traccia di trucco, la scatola dei dolci era vuota. Senza rossetto,



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