Page 404 - Oriana Fallaci - 1968
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elezioni del prossimo autunno. Episodio, quest’ultimo, che «La
Stampa» di Torino ha giustamente definito «la resurrezione più
grossa dopo quella di Lazzaro».
Be’, i Lazzari mi hanno sempre sedotto. Così saltai su un
aereo e mi recai a Santa Barbara, in California, dove Nixon
stava tenendo la campagna elettorale e dove ebbi la mia prima
sorpresa. Sai perché? Perché era sabato e il sabato, come la
domenica, il signor Nixon non si fa vedere: riposa. Il suo
dottore esige così. Affinché non si stanchi. Per la stessa ragione
però il suo dottore esige che egli riposi altri due giorni dopo
avere lavorato tre giorni e ciò significa che, dopo aver riposato
il sabato e la domenica, lavorato il lunedì il martedì il
mercoledì, il signor Nixon riposa il giovedì e il venerdì:
insomma se ne sta senza far nulla quattro giorni su sette.
Accidenti, dirai tu, mica grullo: magari lo potessi far io.
D’accordo. Ma tu, scusa, non vuoi mica avere in mano il destino
dell’America e in certo senso del mondo. E se il signor Nixon
riposa quattro giorni su sette ora che è candidato, che diavolo
farà quando sarà presidente e si stancherà davvero? Riposerà
sette giorni su sette? Mi sembra un po’ strano e, comunque sia,
egli continuò a riposarsi non fino a domenica sera ma fino alle
sei di lunedì pomeriggio, ora in cui giunse alla base militare
aerea di El Toro per darmi una seconda sorpresa: la sua paura
d’essere ucciso.
Il candidato repubblicano Nixon posa per un busto scultoreo.
Nixon si è presentato nella campagna elettorale contraddicendo
gli slogan da lui usati in passato: quelli che insistevano sulla
necessità della Guerra fredda e sulla supremazia assoluta degli
Stati Uniti. «Io sono un nuovo Nixon» ha detto recentemente il
candidato.
D’accordo anche su questo: mi rendo benissimo conto che
quanto a fucilate, revolverate eccetera, i leader americani sono
più sicuri in Vietnam che negli Stati Uniti. Però tutti quelli che
hanno ammazzato negli ultimi anni e negli ultimi mesi, John
Kennedy, Bob Kennedy, Malcolm X, Martin Luther King,