Page 396 - Oriana Fallaci - 1968
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Ecco il servizio che avevo perduto
In seguito alla sparatoria in piazza delle Tre Culture, Oriana
aveva perso il nastro con le interviste agli studenti messicani.
Era convinta di dovervi rinunciare, ma una volta uscita
dall’ospedale è riuscita a recuperarlo: un’altra testimonianza
eccezionale che spiega esattamente ciò che è accaduto dopo.
Città del Messico, ottobre
Il luogo è un’aula del Politecnico. La scena è un’intervista
collettiva, intorno al magnetofono stanno circa trenta ragazzi, e
ciascuno vuole dire la sua: per gli studenti messicani nessun
incontro è prezioso come quello con il giornalista straniero.
All’inizio, naturalmente, la diffidenza li frena. Il giornalista
potrebbe essere anche un nemico, una spia, e con occhi duri gli
chiedono i documenti, gli fanno l’esame. Subito dopo però la
diffidenza svanisce, subentra al suo posto un bisogno disperato
di esprimersi, narrare chi sono e che vogliono: te li trovi
accanto, così. Li ho riuniti così, e nell’aula ora regna una gran
confusione. È necessario calmarli, ordinarli, sceglierne due o tre
che parlino per tutti. I tre vengono eletti alla svelta. Si chiamano
Ernesto, Graziano, Socrates: ammesso che questi siano i loro
nomi veri. Infatti la polizia li sorveglia e un’intervista potrebbe
diventare un capo d’accusa.
Uno studente chiude la porta dell’aula e resta lì a fare la
guardia, per evitare sorprese o disturbi. Un altro chiede silenzio.
Ernesto, Graziano, Socrates siedono al tavolo con le braccia
incrociate e i giovani volti severi, colmi di malinconia. La loro