Page 394 - Oriana Fallaci - 1968
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prigione. Conosco Gilberto da quando avevo dodici anni. Per
me Gilberto, come Raul, è un fratello. E tutti e due ora sono in
prigione, e se gli va bene, ma bene, si beccano dodici anni
ciascuno. Come vuoi che non sia triste, depresso. Socrates…
Non solo mi fidavo di Socrates, avevo imparato a volergli bene.
Anche a lui. E ora ho questa spina nel cuore.
Senti, è opinione di molti che gli studenti siano stati sfruttati da
organizzazioni straniere che finanzierebbero i vari movimenti
studenteschi nell’America Latina. È una opinione giusta o no?
Lo so cosa dicono. Dicono che siamo marionette i cui fili
vengono tirati da agenti stranieri. Comunisti, capitalisti eccetera.
Ma noi non vogliamo denaro straniero. Noi non abbiamo
ricevuto un soldo da un solo partito politico: straniero o
messicano. Te lo può giurare uno che ha partecipato a ogni
riunione dei leader e ad ogni assemblea generale. Lo stesso
discorso vale per le armi. Nessuno ce le ha date, ce le siamo
comprate: quelle poche. Ma a cosa ci servono le armi, dimmi,
cosa ottieni con le armi, dimmi? Non siamo mica vietcong,
siamo ragazzi che si battono con le idee.
L’ultima domanda è la più dura. Mi duole porla, ma devo. Se
Socrates esce di prigione, e anche se non esce, cosa intendete
fare di lui?
Socrates è stato consegnato all’autorità giudiziaria con gli stessi
capi d’accusa che pesano su Gilberto Guevara, Raul Alvarez, e
gli altri. Ciò fa supporre che venga condannato, al processo,
nella stessa misura degli altri. In tal caso avremmo la
dimostrazione che non tradì, che ebbe solo paura. È vero che
ora si trova in una cella speciale, separato dagli altri, trattato
meglio degli altri, e ben protetto dai poliziotti. È vero che ciò sta
contro di lui. Ma ciò non basta a condannarlo definitivamente.
Supponiamo comunque che Socrates esca di prigione, o che ne
esca prima degli altri: con un’amnistia, con un condono.