Page 385 - Oriana Fallaci - 1968
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Diario dal Messico
Subito dopo aver lasciato l’ospedale, sette giorni dopo la strage
di piazza delle Tre Culture, Oriana racconta dall’hotel Maria
Isabel, dove si trova in convalescenza, l’inaugurazione in
pompa magna delle Olimpiadi e il contrasto con la situazione
degli studenti ancora braccati.
Città del Messico, ottobre
MARTEDÌ 8 OTTOBRE. Scrivo questi appunti in una camera
dell’hotel Maria Isabel, ho appena lasciato l’ospedale: sette
giorni dopo la strage di Tlatelolco. Li scrivo dal letto: la ferita
alla schiena fa male sebbene il proiettile si sia educatamente
fermato al limite della dodicesima vertebra. Fa male anche la
ferita alla gamba sebbene lì il proiettile sia stato ancor più
discreto: insinuatosi fra la vena e l’arteria, non ha rotto né l’una
né l’altra. E poi ci sono i frammenti di schegge, qua e là, ma il
chirurgo ce li ha lasciati tanto non danno noia; possono restare
in me finché vivo, onde ricordarmi che non è poi il caso di darci
troppe arie perché siamo nati fra gli uomini anziché fra gli
alberi o i pesci.
A Città del Messico è giunta Grace Kelly. È giunto lo scià di
Persia, è giunto l’astronauta Titov. Le Olimpiadi si inaugurano
in un’atmosfera «de amistad y fraternidad». Ho appena visto
alla televisione un cavaliere italiano, Raimondo d’Inzeo,
dichiarare che non è successo nulla, quanto rumore per nulla, i
giornalisti esagerano sempre. Ora io desidero ringraziare Lei,
Presidente Saragat: attraverso questi appunti voglio ringraziarla