Page 348 - Oriana Fallaci - 1968
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la colpa alla Mafia, anche se la Mafia non c’entra. E io mi
arrabbio. Perché io sono così orgoglioso d’essere italiano, sul
serio. Mi piace tutto di questa cosa d’essere italiano, e quando
penso che sono italiano io non penso alla Mafia, io penso a
Cristoforo Colombo. E poi penso a Michelangelo e a Marconi e
a Toscanini e a tutta quella gente che per l’America ha fatto
tanto, accidenti. Ma dove lo trovi il talento che hanno gli
italiani? Ma tu pensa solo questo: il novanta per cento dei
cantanti in America sono italiani. Prendi Tony Bennett, Frankie
Avalon, Perry Como, Mario Lanza che riposi in pace, poverino
è morto, e Vic Damone e Frank Sinatra e me. Perché noi si
canta con il cuore, capisci, mica con la gola. Chiunque può
cantare con la gola. E poi, guarda: io, quando mi parlano della
Mafia, non penso nemmeno a questo cose. Penso a mio padre
che se ne venne tutto solo dagli Abruzzi a Steubenville, Ohio, a
cercarvi il fratello e la speranza. Era un ragazzo, aveva
diciannove anni, e non sapeva neanche l’indirizzo di suo
fratello. Lo trovò camminando per strada, lo riconobbe. E gli
disse: «Giuseppe! Tu sei Giuseppe?». E Joe disse: «Sì, Gaetano.
Tu sei Gaetano?». E mio padre disse: «Yes, Gaetano sono. E tuo
fratello sono».
«Erano tutti convinti che sarei diventato un gangster»
Magari, Dino, lei fa parte della Lega contro la Diffamazione
degli Italiani. È così?
Oh, no. Frank voleva che ci entrassi ma io gli ho detto «non mi
interessano queste leghe, Frank». Io non sono in politica come
Frank. Per me, guarda, la migliore antidiffamazione è mio
padre. Perché vedi, magari questi emigranti italiani non erano
tipi di lusso che poi si mettevano a fare i farmacisti e gli
avvocati: però lavoravano duro. E mio padre era uno di quelli.
Lavorò duro come barbiere, e così si poté acquistar la bottega, e