Page 347 - Oriana Fallaci - 1968
P. 347

altri sei, facendoci gli affari nostri e parlando a voce un po’ alta.
                Sai, come fanno sempre gli italiani. Quando si esce e si arriva

                alla porta ecco che due tipini tutti azzimati esclamano: «Guarda
                quei due vocioni di dago». Be’, tu non sai cosa vuol dire dago,

                quaggiù. Dago è peggio di terrone, capisci. Sicché ecco: Frank
                tirò  il  primo  pugno  un  secondo  prima  di  me.  Poi  insieme  noi
                due  si  scaraventarono  contro  il  muro  e  giù  botte.  Un  casino.

                Arrivano i poliziotti e ci chiedono: «Chi è stato?». E noi: «Boh!
                Chi lo sa!». Poi si sgattaiola via con l’aria di nulla. Ma s’erano

                pestati  forte,  accidenti.  E  quell’altra  volta  che  quel  gruppo  si
                mise  a  prendere  in  giro  mio  padre  perché  parlava  broccolino

                invece dell’inglese. Ne agguantai uno al collo che a momenti lo
                strozzo. Gli dissi: «Io t’ammazzo, sai, t’ammazzo se prendi in

                giro un uomo che non sa l’inglese perché tutta la vita ha fatto il
                barbiere a trenta dollari la settimana». Guarda, quando succede,
                io li piglio a botte e via. Ovunque mi trovi. Sai, in passato sono

                stato così respinto e maltrattato perché ero italiano. Ma tutte le
                volte che mi maltrattavano io li colpivo sulla bocca. Perfino se

                mi trovavo sul palcoscenico e con la punta dell’orecchio udivo
                un fetente che mi chiamava dago o palla di grasso o robe così.

                Saltavo dal palcoscenico e approdavo in platea, sul tavolo del
                fetente, nel punto da cui era partito l’insulto insomma. Che poi è

                la  ragione  per  cui  sono  stato  un  mucchio  di  tempo  senza
                lavorare. Dicevano che ero una testa calda di italiano. Guarda,
                l’unico  che  può  chiamarmi  dago  è  Frank.  Perché  anch’io  lo

                chiamo dago. Con chiunque altro, son pugni. Perché io gli altri
                mica li chiamo cinese o ebreo. E allora perché devono chiamar

                dago me?


                Davvero, Dino, essere italiano le ha causato tante umiliazioni?



                Oh, sì. Tante volte, tante. Oh, non farti illusioni: succede ancora
                oggi.  Perché  tutti  sanno  che  la  Mafia  è  italiana  eccetera.  Be’,

                non mi va di entrare in quel soggetto, però è vero che la Mafia è
                italiana. E tutte le volte che succede qualcosa di brutto qui si dà
   342   343   344   345   346   347   348   349   350   351   352