Page 335 - Oriana Fallaci - 1968
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quelli che volevo. Volevo ad esempio parlare coi russi, sapevo
che avrebbero potuto aiutarmi. Ma i miei progetti non si
materializzarono mai. Una volta l’ambasciatore russo riuscì a
fissare un appuntamento a quattr’occhi. All’ultimo momento
glielo cancellarono.
Gli americani non sono l’America
E, degli americani cosa pensa, Santità?
Non li conosco da vicino come i russi e i cinesi. Ne ho
incontrati pochi. Presi a uno a uno mi sembrano franchi,
cordiali, moderni. Ma presi tutti insieme, in politica voglio dire,
mi sembrano molto conservatori. Insomma in politica non
applicano la loro franchezza e la loro modernità. Forse, per
giudicarli meglio, dovrei andare in America. Del resto
l’America mi incuriosisce. Dappertutto senti parlare di questa
America, leggi di quest’America: l’America è ovunque, perfino
su queste montagne dove si va ancora vestiti come mille anni fa.
L’America è una zanzara che entra sotto le pieghe della tua
tonaca, e ti punge, ti provoca, finché non l’hai cercata.
L’America è un’ossessione che il mondo si porta addosso: non
puoi ignorarla. Però le ragioni per cui l’America mi incuriosisce
non sono ideologiche. Voglio dire, come profondità di idee
l’America non ha molto da offrirmi. Sono, ecco, tangibili. Mi
interessa la sua tecnologia, le sue macchine, il suo viaggio alla
Luna. Pensi alla Luna e non pensi alla Russia, pensi
all’America. Non so cosa darei per andar sulla Luna. Non per
l’avventura di sbarcare lassù ma per il piacere di guidare la
grande macchina che porta lassù. Io amo molto le macchine. Io
se potessi scegliermi un mestiere farei il tecnico. Anzi il
meccanico. L’ho sempre pensato. Fin da bambino.
Santità, questo è straordinario. Ricorda come incominciò, e