Page 309 - Oriana Fallaci - 1968
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conosce non le rivela mai a un estraneo e di esse non v’è traccia
                scritta.  Da  millenni  esse  vengono  tramandate  a  voce  a

                pochissimi  eletti,  né  basta  esser  discepoli  di  un  santo  per
                apprenderne i segreti. Capita a volte che il santo muoia con essi;

                nel migliore dei casi, li rivela al suo prescelto con avarizia, nello
                spazio di anni. In pubblico un santo non si esibisce quasi mai:
                quelli che lo fanno sono di solito prestigiatori o imbroglioni con

                qualche conoscenza di magia nera. In diciotto anni, Banerjee ha
                trovato solo due o tre veri santi, e colui che lo convince di più è

                quello della noce moscata. Ha settant’anni, è Baba, cioè santo
                da  circa  trentotto.  In  gioventù  era  ricchissimo  e  abitava  a

                Benares con una moglie e un figlio, ma verso i trent’anni sparì:
                dicendo  che  andava  a  studiare  il  sanscrito  in  un’università  di

                Calcutta. Qui riapparve, ormai vecchio, coperto di misticismo e
                di  stracci.  Mi  convinco  sempre  di  più  di  aver  fra  le  mani  un
                argomento  sublime.  Ma  tutto  qui  è  sublime:  stamani  ho  visto

                una vacca su un tetto. Com’era giunta fin lì? Cosa cercava? Era
                una vacca sacra, s’intende.



                MERCOLEDÌ.  Il  professor  Banerjee  ha  promesso  di
                accompagnarmi  dal  santo  dei  cocomeri!  Sì,  domani  all’alba.

                Naturalmente  io  preferivo  quello  della  noce  moscata  ma,  per
                vedere lui, bisogna recarsi a Patna. Per andare a Patna ci vuole

                mezza giornata d’aereo e, per tornare indietro, bisogna aspettare
                il giorno dopo: i voli sono scarsi. Pazienza, i cocomeri vanno
                bene lo stesso. E pur di vedere un miracolo io mi contento dei

                gelsomini. È notte, guardo oltre la finestra del Rangbagh Hotel e
                mi  pare  che  il  tempo  non  passi  mai.  Anche  oggi  è  stato  lo

                stesso. Per frenare l’ansia non facevo che interrogare Banerjee,
                gli  ho  posto  alcune  domande  su  tre  punti  che  non  mi  erano

                chiari. Il primo è perché diavolo certe cose accadono in India e
                basta.  Il  secondo  è  perché  questi  santi  producono  solo  fiori  e

                frutta,  mai  qualcosa  di  più  sostanzioso  come  oro,  brillanti
                eccetera.  Il  terzo  è  perché,  visto  che  possono  materializzare
                tutto, sono disgraziati senza una lira per mangiare e per bere. Se
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