Page 306 - Oriana Fallaci - 1968
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vicino  a  Calcutta  e  mai  nel  Rajasthan.  A  ciò  devo  aggiungere  che  il
                   Pandit  Nehru  conosceva  Phool  Chand  Thada  e  che  spesso,  nel  cuore
                   dell’inverno, quando non si trovano cocomeri, usava chiedergli proprio
                   cocomeri.  Nel  1953  il  suddetto  materializzò  per  il  Pandit  Nehru  ben
                   diciassette  cocomeri.  Firmato  H.  N.  Banerjee.  PS:  Leggi:  diciassette
                   cocomeri.”».


                È la cosa che mi sconcerta di più. Questi cocomeri per il Pandit
                Nehru,  d’inverno.  Ma  sconcertandomi,  ecco,  mi  esalta  perché

                mi  convince  di  quanto  abbiamo  torto  noi  occidentali  a  voler
                spiegare ogni cosa sul piano della ragione, della scienza, della

                cosiddetta realtà. La realtà non è semplice come vogliamo farla
                apparire  nei  nostri  laboratori.  L’imponderabile,  l’inafferrabile,
                l’inspiegabile  esiste.  Domani  farò  al  professor  Banerjee  una

                intervista più approfondita. Per il momento devo riordinare le
                idee: calmarmi un po’. È stata una giornata così emozionante, e

                Jaipur  è  una  città  così  suggestiva.  Quegli  elefanti  coperti  di
                drappi  e  di  frange,  quei  pavoni  che  volano  sulle  cime  degli

                alberi e qui allargan la coda in ventagli pieni di occhi azzurri,
                quelle donne che incedono nei sari rossi gialli e verdi, tenendo

                in  bilico  sopra  la  testa  un’anfora  di  bronzo,  quei  templi
                sgretolati dai secoli, quella folla vestita di un bianco che acceca
                come il sole, quest’afa che ti fa girare la testa: che abbia sognato

                nell’ufficio  di  Banerjee?  No,  no,  la  noce  moscata  l’ho  vista.
                L’ho anche presa in mano, annusata. E le fotografie del vecchio

                coi  gelsomini  e  le  banane  sono  qui,  me  le  ha  date.  Devo
                chiedere al professor Banerjee cos’è la parapsicologia.



                MARTEDÌ.  No,  prima  devo  dire  chi  è  questo  Banerjee.  È  un
                ciccione  sui  quarantacinque  anni,  con  un  grande  naso  e  tanti

                ricciolini  neri  su  cui  brillano  sempre  stille  di  sudore.  Molto
                servizievole,  molto  gentile.  Se  ti  interessi  di  parapsicologia
                viene a prenderti all’aeroporto insieme alla moglie, la cognata,

                il fratello, i figlioli (quattro), i nipoti (cinque), e un cugino. Li
                carica  tutti  sopra  un  gippone  e  poi  viene:  lì  per  lì  anziché  a

                Jaipur ti sembra d’essere in Sicilia o in Calabria. Sai, quando
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