Page 302 - Oriana Fallaci - 1968
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vertiginosa sul Gange. Per passare il ponte ci voleva il permesso
del santuario e così Devendra ha telefonato: perbacco, c’è anche
il telefono lì. È subito giunto un gippone che ci ha portato su per
il monte e siamo giunti così al santuario che è una specie di
villaggio chiuso dal filo spinato. Lì dentro v’è una specie di
parco, coi vialetti di ghiaia. Lungo i vialetti di ghiaia vi sono
villette per i meditatori. Con l’acqua corrente, la luce elettrica, i
moderni comfort. C’è anche un ufficio postale, una specie di
ristorante, un edificio per tenerci le lezioni di meditazione
trascendentale, e una piscina nuova. Sissignori, una piscina. La
cosa più importante però non è questa: è la villa del Grande
Saggio. Perbacco, ne ha fatta di carriera dal giorno che uscì
dalla caverna. S’è costruita una villa che basterebbe a Elizabeth
Taylor: aria condizionata, tutto. Due piani, porticato intorno.
Bei tappeti, moquette. Vedessi la stanzina dove medita, dinanzi
al ritratto di Shankaracharya Swami Brahmananda Saraswati.
Neanche un maragià si tratta così: luce diffusa, incensi, velluti.
Guardo sbalordita e penso ai santoni cui per letto basta una
striscia di terra, per cibo una pera. Ecco perché ieri sera, tornato
a Nuova Delhi, voleva andare al night club. Rivedo ancora la
scena, giù al piano terreno dell’Oberoi. Il Grande Saggio ha
appena visitato il Club della salute per instaurarci un centro di
meditazione trascendentale, accanto al bagno turco e alla saletta
massaggi. È con un gruppo di ricchi, insieme avanzano lungo il
corridoio: le signore coi sari d’oro e d’argento, i signori col
turbante rosa, lui col suo dhoti. È guarito della bronchite. D’un
tratto, ecco il night club da cui esce una musica folle. Gli occhi
del Grande Saggio si accendono di desiderio, il suo passo si
allenta, si ferma. «Vuole entrare?» chiede una signora, con un
certo imbarazzo. Lui ha un momento di esitazione, mi guarda
mentre lo guardo, risponde no: un’altra volta. Ma quanti anni
avrà?
ULTIMO GIORNO. Il Maharishi è partito. Lo abbiamo
accompagnato all’aeroporto dove lo aspettavano una ventina di