Page 277 - Oriana Fallaci - 1968
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potere capisce solo la violenza, quindi si vince solo con la
forza”. Per questo, credo, aveva sposato la causa dei negri ed
era felice tutte le volte che scoppiava una sommossa. “Se non
ammazzano,” diceva “non arrivano a nulla.” “Ma Sol, guarda
me. Sono venuto qui senza un soldo e ora posseggo ben tre
negozi.” “Bella forza, lei è bianco.” Lo affliggeva, in fondo,
anche il colore della sua pelle non perché se ne vergognasse, ma
perché quel colore gli ricordava di non essere fra i privilegiati.
Mi son chiesto spesso, in questi giorni, perché Sol abbia sparato
a Bob Kennedy e non a un altro che la sua amarezza indicava
come un maggior nemico. Abbiamo parlato tanto di politica, io
e Sol, ma non abbiamo mai fatto nomi: so, ad esempio, che era
contro la guerra in Vietnam, era contro gli aiuti a Israele, ma
non so cosa pensasse di Kennedy, Reagan, McCarthy, Johnson,
Nixon. Gli uomini lo interessavano meno delle idee. Però, più ci
penso e meno mi meraviglio che abbia scelto Bob Kennedy,
anziché Reagan o McCarthy, o Johnson, o Nixon. Nessuno di
costoro simboleggiava ai suoi occhi ciò che simboleggiava Bob
Kennedy: la bellezza, la ricchezza, la fama, il successo,
l’America dei fortunati che Sol detestava. Anzi, invidiava. Lui
così avvilito, ambizioso, insufficiente, presuntuoso, piccino,
vedeva in Kennedy quello che avrebbe voluto essere e non
sarebbe mai stato. Ammazzandolo, non ammazzava soltanto la
rabbia di essere un disgraziato: ammazzava un sistema di vita,
una società, e diventava finalmente qualcuno. No, non credo che
sia stato pagato per questo: oltretutto era troppo intelligente per
non rendersi conto che non ce l’avrebbe fatta a scappare. Se
complotto c’è stato, credo piuttosto che qualcuno si sia servito
di lui: infiammandolo con la storia di Israele. Senza troppo
sforzo, comunque: di lavaggio cerebrale lui non ne aveva
bisogno, il cervello se l’era già lavato da sé in questi anni
d’America.»