Page 281 - Oriana Fallaci - 1968
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sulla probabilità meno probabile. Un assassino solo si piazza in
un punto sicuro, ad esempio dinanzi al podio con gli
altoparlanti. Certo che erano in tre: Sandy Serrano non è
un’imbecille, Booker Griffith non è un imbecille, William
Wood non è un imbecille, e neanche Angelo Di Pierro, neanche
Vincenzo Di Pierro, neanche Jesus Perez, neanche Karl Uecker.
È tutta gente che sa quel che dice e lo dice senza incertezza.
Certo che è stato un complotto. Lo pensano ormai anche i
Kennedy, e i diretti collaboratori di Kennedy, Pierre Salinger,
Dick Goodwin, Fred Dutton, Frank Mankiewicz: dovresti
vedere quali sorrisi amari gli piegano le labbra quando accenni
alla tesi del fanatico solitario. E Pierre Salinger ha pronunciato a
più riprese una frase: «Non collaborerò con Ted. Non
consiglierò a Ted di continuare la campagna al posto di Bob.
Non mi renderò complice del terzo assassinio di un Kennedy».
È una frase assai grave sulla bocca di un uomo che ha sempre
respinto la possibilità di un complotto contro il presidente
Kennedy ed ha sempre dichiarato di accettare in pieno il
rapporto Warren.
Complotto dunque, ma compiuto da chi? E soprattutto,
voluto da chi? Ammettiamo subito, come sembra possibile se
non evidente, che a commetterlo sia stato un gruppo di arabi: e
trascuriamo il fatto che la ragazza col vestito bianco non sia
affatto araba ma americana. Ammettiamo inoltre che a spingere
questo gruppo sia stato un amore di patria: perché mai quei
nazionalisti giordani decisero di uccidere proprio Bob
Kennedy? È vero che egli s’era espresso numerosissime volte a
favore di Israele: la difesa di Israele era uno dei punti su cui
tornava sempre nei suoi discorsi, nei suoi libri, nelle sue
interviste: l’ammirazione per Israele era nata in lui quasi venti
anni fa, quando era giornalista e il «Boston Post» lo aveva
inviato come corrispondente di guerra laggiù. Ma che pericolo
rappresentava Bob Kennedy per gli interessi della Giordania?
Non era mica presidente, era solo un senatore che si batteva per
ottenere la candidatura alla presidenza: la politica degli Stati