Page 282 - Oriana Fallaci - 1968
P. 282

Uniti  verso  Israele  non  dipendeva  certo  da  lui.  Non  è  più
                razionale,  non  è  più  giusto,  pensare  che  di  quegli  arabi  si  sia

                servito qualcuno cui scomodava che un secondo Kennedy fosse
                candidato  alla  presidenza  degli  Stati  Uniti?  Qualcuno  che

                detestava Bob come detestava John e per le stesse ragioni per
                cui detestava John?
                    Con  la  vittoria  in  California,  il  successo  negli  altri  Stati  si

                presentava  facile  a  Bob:  ormai  esistevano  infinite  probabilità
                che  alla  Convenzione  democratica  ottenesse  la  nomina  di

                candidato.  A  Los  Angeles  aveva  già  il  passo  del  vincitore,
                diceva cose che non aveva mai dette, lui così prudente, lui così

                portato  al  doppio  gioco:  nessun  uomo  politico  ormai,  escluso
                McCarthy,  si  permetteva  promesse  tanto  serie  e  prive  di

                demagogia.  Però  McCarthy  non  aveva  il  seguito  di  Bob,  la
                popolarità di Bob, il fascino giovane di Bob: aveva ormai perso
                ed era intenzione di Bob convincerlo a mettersi d’accordo con

                lui,  cessare  quella  inutile  guerra  civile,  convogliare  le  due
                correnti  di  voti  e  sconfiggere  Humphrey.  Meglio  fermarlo  in

                tempo.  Meglio  eliminarlo  prima  della  nomina,  prima
                dell’elezione a presidente, prima di affrontare l’incognita di una

                seconda Dallas. E Los Angeles era il punto giusto, il momento
                giusto. La campagna denigratoria contro Bob aveva raggiunto il

                suo  acme,  la  stampa  gli  rovesciava  addosso  un  tale  odio  che
                l’idea  di  liquidarlo  sembrava  ad  alcuni  un  fatto  encomiabile,
                un’impresa  a  beneficio  dell’intero  paese.  Trovare  due  o  tre

                sicari, accenderli in nome dell’amor di patria, era in fondo assai
                semplice. «Va ammazzato. È un nemico della Giordania, di tutti

                i popoli arabi, va liquidato.»
                    Forse  mi  sbaglio.  Forse  da  europea,  da  italiana,  applico  i
                sottili concetti del machiavellismo alla sella dei cowboy. Forse

                ad uccidere un altro Kennedy è stato davvero un altro solitario
                come dirà il nuovo rapporto Warren. Ma allora, dico, perché da

                quattro anni in America si ammazza solo chi sta da una parte?
                Perché  muoiono  sempre  i  John  Kennedy,  i  Bob  Kennedy,  i

                Martin  Luther  King?  Perché  non  tocca  mai  ai  tipi  dell’altra
   277   278   279   280   281   282   283   284   285   286   287