Page 264 - Oriana Fallaci - 1968
P. 264
un muscolo, senza battere un ciglio. «Ha niente da dire, da
aggiungere?» chiese il giudice quando ebbe finito. «Ho un
avvocato e se c’è qualcosa da dire, da aggiungere, spetta al mio
avvocato.» «Ha niente da chiedere al suo avvocato?» «Sì, che
mi dia i soldi per comprare le cose in prigione. Visto che anche
in prigione ci vogliono soldi. E poi un’altra cosa: due libri.»
I libri erano The secret doctrine di Helena Petrovna
Blavatsky e Talks on at the feet of the master di C.W.
Leadbeater, due trattati di teosofia. Il primo, una elaborata
esposizione delle fondamentali correnti teosofiche. Il secondo,
una critica delle dottrine di Krishnamurti. Uscimmo dal breve
spettacolo come sbalorditi, vagamente turbati. Non ci
annoieremo di certo se Sirhan arriverà vivo al processo. Si
scriverà su di lui più di quanto s’è scritto su Oswald.
7. La polizia non ha interrogato l’uomo che meglio di ogni altro
conobbe Sirhan
Chi è dunque questo Sirhan Bishara Sirhan? Era il migliore dei
miei figli» dice Mary Sirhan, sua madre: «Il più gentile, il più
intelligente, il più buono. Quando la mia bambina morì l’anno
scorso di cancro, sopravvissi al dolore perché avevo Sirhan e la
sua dolcezza. Ero così fiera di lui. A scuola era sempre il più
bravo, in chiesa il più composto, in casa il più servizievole. Non
riesco a convincermi che abbia ucciso Bob Kennedy». Chi lo
conobbe attraverso incontri superficiali o fugaci lo descrive
come un modello di educazione e buonsenso: coscienzioso,
tranquillo, timorato di Dio, una specie di straordinario boy
scout. Ne esalta la serietà, il rigore morale, il coraggio con cui si
inserì tra la gente perbene di Pasadena: «C’è una bella
differenza fra Gerusalemme e Pasadena e non dimentichiamo
che il ragazzo ci venne a tredici anni, senza sapere l’inglese,
senza avere la guida del padre. Mary infatti aveva lasciato
Gerusalemme perché non andava d’accordo con suo marito.