Page 262 - Oriana Fallaci - 1968
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impiccarsi, spaccarsi la testa nel muro, non ci riuscirebbe. Altri
quattro guardiani sono dinanzi alla porta che ha un grande vetro
infrangibile: sia che dorma, che mangi, che faccia i propri
bisogni, giorno e notte quei quattro non lo perdono mai
d’occhio. La sua cella non ha finestre. Non ne ha neppure il
corridoio dove le celle adiacenti son vuote e dove squadre di
poliziotti si alternano senza riposo. L’ascensore che portava
all’infermeria è stato messo fuori uso, per evitare attacchi di
sorpresa. Il cibo che gli danno viene in precedenza assaggiato, e
così le bevande. I due medici che lo curano sono impegnati a
controllarsi a vicenda e prima di andare da lui sono perquisiti.
Lo stesso accade al suo avvocato d’ufficio, al procuratore
generale che conduce l’istruttoria, alle autorità che devono
vederlo. Quanto alla prigione, che è la più moderna d’America,
con tutte le porte azionate da congegni elettronici, ci vuole un
permesso solo per avvicinarvisi. Automobili con poliziotti
armati vi girano continuamente dintorno e fermano ogni
curioso. Un elicottero vola dall’alba al tramonto per controllare
movimenti sospetti. Penetrarvi sarebbe impossibile perfino a un
vietcong. Diresti a osservare questo sforzo che tutto il prestigio
degli Stati Uniti è condensato nel compito di salvare la vita a
Sirhan, portarlo al processo, sapere perché e per chi ha
ammazzato Bob Kennedy. Diresti che la catarsi dalla brutta
figura di Dallas dipende dalla incolumità di questo assassino. La
madre e il fratello avevano chiesto di vederlo: l’autorizzazione
non è stata loro concessa.
6. Per meglio proteggere l’attentatore trasformarono in aula la
chiesa del carcere
Sirhan Bishara Sirhan riapparve in pubblico solo una volta,
venerdì pomeriggio, quando Bob era ormai morto e il suo corpo
viaggiava alla volta di Washington per esser sepolto accanto a
quello del fratello.