Page 235 - Oriana Fallaci - 1968
P. 235
piede nelle barriada dove un odio cupo minaccia lo straniero e il
curioso. Io ci sono stata tre volte e tre volte ho rischiato il
linciaggio, l’autista sembrava impazzito per la paura.
Procedevamo con le portiere e i finestrini ben chiusi ma non
potevamo andar svelti perché le strade lì non sono strade, son
sentieri pieni di buche: quando affondavamo dentro una buca,
torme di cani e di creature che si distinguevan dai cani solo
perché eran vestite assaltavano l’auto, abbaiando. Chi abbaiava
di più erano i bambini. Nelle barriada di Lima i bambini
imparano tardi a parlare. E a volte non imparano mai perché
muoiono prima di fame. Come quella bambina cui non feci la
fotografia.
Mangiano come a Dachau
Le barriada di Lima sorgono sulle colline e lungo il fiume,
completamente staccate dal resto della città che al turista
sembra una città come tutte le altre, con bellissime ville,
palazzi, viali, e una gran quantità di chiese barocche che
grondano oro e argento, ricchezze. Se il turista va a fare soltanto
il turista, com’era nelle mie intenzioni, le colline e il fiume li
guarda solo da lontano, e la coscienza riposa. Tra l’altro a Lima
v’è una Plaza de Toros tutta rosa, ha almeno due secoli, e le
corride valgono quelle di Siviglia o Madrid. Ma se il turista
ricorda d’avere una coscienza e un mestiere, non ci mette molto
a sapere che nelle barriada di Lima l’età media è 35 anni: da noi
è almeno il doppio. E la ragione per cui l’età media è 35 anni ha
un nome semplice: fame. Gli esperti dietetici affermano che per
sopravvivere son necessarie 2300 o 3200 calorie giornaliere; gli
esperti della FAO sostengono che nelle barriada di Lima si
scende anche a 1200 calorie giornaliere, il nutrimento di
Mauthausen, di Dachau. Il cibo di cui si nutrono quegli indio, a
parte l’uovo della gallina, è generalmente raccolto nella
spazzatura dei quartieri civili. All’alba i bambini delle barriada