Page 234 - Oriana Fallaci - 1968
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terracotta non v’era il minimo segno di angoscia, dolore. «Que
                tiene?»  Cos’ha?,  domandai.  «Nada.  Se  muere.»  Nulla,  muore,

                rispose la madre con indifferenza. «Llamas un medico.» Chiama
                un medico, balbettai. «Porque? Se muere. Mira, está muerta.»

                Perché?  Muore,  guarda,  è  già  morta,  rispose  il  padre  con  la
                stessa  indifferenza.  Quando  fu  morta  la  rinvoltarono  in  un
                cencio umido e l’appoggiarono per terra, tutti sollevati. Per terra

                c’era anche un cane. Si mosse, andò ad annusare il fagotto, poi
                gli si accucciò accanto.

                    I bambini sono oltre un terzo della popolazione di Lima che
                tocca i due milioni. A occhio e croce, perciò, seicentomila. Di

                questi  seicentomila  due  terzi  vivono  (e  muoiono)  nelle
                barriadas: quartieri a confronto dei quali le favelas di Rio de

                Janeiro e gli slums di Calcutta sono zone residenziali, copie di
                Park  Avenue.  Barriadas  vuol  dire  baracche.  Le  baracche  di
                Lima sono stalle dove nessun contadino con un po’ di cervello

                oserebbe tenere i conigli, o i maiali. A volte in legno, a volte in
                lamiera, di rado in pietra o mattoni, sono costituite da un’unica

                stanza senza pavimento, né luce, né acqua, né letti, né mobili
                dove appoggiare la roba, né fornelli per cuocere il poco che c’è

                da cuocere. Chi ha qualcosa da cuocere accende un fuoco per
                terra. Per terra, inoltre, si dorme: fra i cani e la gallina. I cani ce

                li  hanno  tutti  perché  vengono  e  vanno  da  sé,  la  gallina  ce
                l’hanno solo i più ricchi: chi ha la gallina ha l’uovo. Il gabinetto
                naturalmente non c’è, né un luogo dove lavarsi: visto che non

                c’è acqua. E spesso non c’è nemmeno il tetto, che è il primo a
                cadere coi terremoti: ma a Lima il Signore non manda mai una

                goccia di pioggia, non c’è una foglia di erba tra le barriada dove
                gli indio delle montagne si installano a cercare speranza. Vi si
                installano  soprattutto  di  notte,  quando  la  polizia  dorme.  A

                decine, centinaia per volta.
                    All’alba,  la  polizia  si  sveglia  e  arriva:  per  stanarli  coi  gas

                lacrimogeni, le fucilate. Dagli scontri esce sempre il morto. Ma
                gli  indio  scavalcano  il  morto,  e  restano  lì,  e  la  polizia  li

                dimentica.  Insieme  al  resto  del  mondo.  Nessuno  osa  mettere
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