Page 230 - Oriana Fallaci - 1968
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mobilitazione generale è ormai prossima, anche se gli stranieri
si oppongono: «Se gli stranieri desiderano mollare il Vietnam io
dico: mollatelo oggi. Noi non li ospitiamo perché si arrendano
ai comunisti, perché ci consegnino ai comunisti. Noi non li
ospitiamo perché diventino i nostri padroni. Ecco la risposta da
dare agli stranieri, ai colonialisti che in cambio di un piccolo
aiuto materiale vengono qui a calunniarci, a sputare su
quattromila anni della nostra storia, a decidere il nostro destino
in base ai loro interessi privati e politici. Gli stranieri vogliono i
governi di coalizione. Non ci sarà alcun governo di coalizione,
non scenderemo mai a patti col nostro nemico». Parlando
tremava, i baffetti gli vibravano tutti. L’ambasciatore Bunker,
che era stato invitato, è andato via senza stringere la mano a
nessuno. Più tardi Van Thieu ha tenuto un discorso per dire che
gli americani non possono forzarli a trattare con l’FLN, Dien
Bien Phu non si ripeterà perché nel maggio 1968 la situazione è
ben diversa dal maggio 1951 e pensare a un governo di
coalizione è follia.
Dal suo punto di vista non ha neanche torto. Un documento
nordvietnamita, caduto nel febbraio scorso nelle mani degli
americani, stampato ad Hanoi, destinato ai funzionari dell’FLN
e ai membri del Partito, parla ben chiaro. «La nostra pace» dice
il documento «non è pacifismo, non è neutralismo, non è una
terza via politica per la borghesia che si oppone agli imperialisti
assai meno di quanto vi collabori, per la borghesia liberale che
ufficialmente strizza l’occhio ai paesi socialisti ma in segreto
reprime e combatte i comunisti. Il governo di coalizione
democratica noi non lo intendiamo come un governo di
coalizione a ogni costo, lo intendiamo come una coalizione
molto condizionata per i nostri avversari. Condizionata al ritiro
dei pirati americani e delle loro truppe, condizionata al ruolo
principale che il Fronte nazionale dovrà sostenervi. Per governo
di coalizione noi intendiamo un governo basato su un regime
rivoluzionario, poggiato sull’alleanza dei contadini e dei
lavoratori, costruito sul socialismo nell’intero paese.»