Page 212 - Oriana Fallaci - 1968
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Sono stata assalita dalla folla di Atlanta
Trentasei ore dopo l’assassinio di Martin Luther King Oriana è
ripartita da Memphis. Si ferma ad Atlanta, in cerca di
testimonianze, poi si reca a Washington. Dappertutto
l’atmosfera è incandescente ma nessuno si pone l’interrogativo
più importante: chi è l’autore dell’attentato? «Possiamo solo
dire che di certo non sapremo mai la verità vera,» scrive
«esattamente come accadde a Dallas, come accade sempre
nella storia del mondo.»
Washington, aprile
Trentasei ore dopo l’assassinio di Martin Luther King, ripartita
da Memphis e diretta a Washington, mi trovavo ad Atlanta in
Georgia: per completare, attraverso le testimonianze dei
reverendi Jesse Jackson, Andrew Young, Ralph Abernathy, la
ricostruzione del delitto. Andavo a cercarli nella Chiesa battista
di Ebenezer dove il corpo di Martin Luther King era esposto, e
per andarci bisognava passare dal quartiere negro. L’autista del
mio taxi era bianco, e non voleva venire perché era certo che ciò
ci avrebbe provocato dei guai. Alla fine lo avevo convinto ed
ora procedevamo dietro una lunghissima fila di automobili
occupate da negri: i due soli bianchi in un’area di alcuni
chilometri quadrati. Volti cupi, sguardi ostili ci seguivano dai
marciapiedi ma niente accadde, fino al momento in cui il
traffico si arrestò e ci trovammo fermi, anzi imprigionati, nel
punto più nervoso del ghetto. Vidi l’autista impallidire,
balbettare con voce strozzata: «Chiuda i finestrini e metta la