Page 209 - Oriana Fallaci - 1968
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strano  quando  arrivarono  i  poliziotti  ma  le  pupille  spalancate
                non  vedevano  più  e  il  respiro  si  faceva  sempre  più  fioco.  Un

                poliziotto  gridò:  «Cosa  gli  avete  fatto?».  Una  donna  gridò:
                «Hanno  ammazzato  il  re,  è  morto  il  re!».  Clara  Ester  gridò:

                «Laggiù. Hanno sparato di laggiù, oltre gli alberi!». Anche Jesse
                Jackson disse ai poliziotti che il colpo era venuto di laggiù, oltre
                gli  alberi,  forse  da  una  di  quelle  finestre.  E  anche  Solomon

                Jones.  E  anche  Andrew  Young.  E  anche  Ben  Branch.
                Indicavano tutti col dito, ma i poliziotti non si muovevano mica.

                Passarono almeno dieci minuti prima che uno di loro dicesse:
                «Via,  andiamo  a  vedere  laggiù».  Erano  le  6  e  16.  Stavano

                portando via Martin Luther King con l’ambulanza.
                    Il  colpo  scosse  la  pensione  di  Bessie  Brewer  come  una

                cannonata.  Distesa  sul  letto,  Bessie  Brewer  disse  al  marito:
                «Ehi,  Frank,  hanno  sparato».  «Già»  rispose  Frank  e  non  si
                mosse.  «Si  direbbe  che  hanno  sparato  di  qui,  Frank.»  «Già»

                rispose  Frank.  E  non  si  mosse.  Non  si  mosse  neppure  Willie
                Anschutz. Non si mosse, per qualche secondo, neppure Charlie

                Stephens,  sebbene  Grace  strillasse  come  una  cornacchia:
                «Veniva  dal  bagno,  Charlie!  Ha  sparato  lui,  Charlie!».  Nel

                bagno,  perciò,  l’uomo  ebbe  tutto  il  tempo  di  considerare  la
                necessità  di  un  secondo  colpo,  staccarsi  dalla  finestra,

                scavalcare  la  vasca  a  cui  s’era  evidentemente  appoggiato,
                lasciare  l’impronta  della  sua  mano  sul  muro.  L’impronta  è
                ancora  là,  nitida,  nera,  perché  la  sua  mano  s’era  sporcata  sul

                davanzale coperto di nerofumo. Nel bagno l’uomo ebbe anche il
                tempo  di  rinvoltare  il  fucile,  rimetterlo  dentro  lo  scatolone,

                uscire in fretta, però senza correre. Charlie Stephens, convinto
                da Grace, aprì la porta della numero 6 nello stesso momento in
                cui l’uomo usciva dal bagno col suo scatolone. Willie Anschutz

                lo  stesso.  Per  niente  turbato,  anzi  tranquillo  come  quando  era
                venuto a sceglier la stanza, l’uomo passò sotto gli occhi dei due

                inquilini, col suo scatolone, percorse il corridoio, a percorrere il
                quale si impiegano circa dieci secondi, scese le scale, a scendere

                le quali ci vogliono venti secondi, uscì sul marciapiede, sempre
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