Page 205 - Oriana Fallaci - 1968
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libertà di parola, da qualche parte ho letto che ogni cittadino di
ogni colore ha libertà di espressione, da qualche parte ho letto
che ogni cittadino di ogni colore ha diritto di manifestare», e per
render più forte la sua decisione era sceso al Lorraine. Bel
problema per Frank Holloman, il capo della polizia. Holloman
sapeva bene che la vita di King era in pericolo, che minacce di
morte gli erano giunte a decine in quei giorni, che a Memphis
non si scherza. Proprio un bianco di Memphis, alla periferia di
Memphis, aveva tentato di uccidere James Meredith nel 1965:
Memphis non è lontana dall’Alabama, Memphis si trova
all’incrocio di tre Stati che sono fra i più razzisti d’America, il
Tennessee, l’Arkansas, il Mississippi. Non appena Martin
Luther King era sceso al Lorraine, Frank Holloman aveva
mandato là trenta poliziotti, e William Huston, capo del
dipartimento criminale, aveva inviato una decina di detective in
borghese: praticamente il Lorraine era difeso come il corteo di
Kennedy a Dallas. Però, come a Dallas, tutti si erano
dimenticati di controllare le finestre da cui qualcuno avrebbe
potuto sparare. Le finestre di Bessie Brewer.
Insieme al reverendo Martin Luther King c’erano il
reverendo Jesse Jackson e il reverendo Andrew Young: due
negri molto attivi nella battaglia per i diritti civili. I tre
entrarono nella camera 306 e subito King spostò il tendone che
copre la parete di vetro infrangibile. Poi ordinò tre birre, tre
pacchetti di patate fritte, e sedette sul divanoletto che sta
accanto alla parete di vetro. V’era in lui quel giorno una
misteriosa tristezza. Mentre aspettava le birre disse a Jackson e
a Young: «Be’, ragazzi, come a chiunque anche a me
piacerebbe vivere una vita lunga: ma in questo momento non
devo pensarci. Sarà quel che Dio vorrà. E, qualsiasi cosa Dio
vorrà, mi resterà sempre la soddisfazione di essermi guardato
intorno e aver visto la terra promessa».
Allora Jesse Jackson esclamò: «Ma che discorsi son questi,
Mart?». «Be’, voglio dire che forse io non potrò arrivare con voi
alla terra promessa,» spiegò Martin Luther King «e per questo