Page 203 - Oriana Fallaci - 1968
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camere, scritti a cifre dorate sugli usci verde pisello. La camera
                306,  per  esempio.  L’uomo  annuì,  come  parlando  a  se  stesso,

                sotto il naso a punta le labbra gli si piegarono in un sorriso. Dice
                Bessie  Brewer:  «Ora  che  ci  ripenso,  quel  sorriso  mi  fece

                impressione. Era, ecco, un sorriso idiota. E quel sorriso idiota
                gli  restò  appiccicato  alle  labbra  fino  a  quando  ci  fu  il
                pagamento».

                    Il  pagamento  avvenne  in  ufficio,  testimone  il  vecchio
                Reeves:  un  pensionato  settantaquattrenne  che  abita  nella

                pensione da anni. «Lo osservai» dice il vecchio Reeves «perché
                un  vecchio  osserva  sempre  i  giovani  e  lui  era  giovane.  Avrà

                avuto  al  massimo  trentadue,  trentacinque  anni.  E  poi  perché
                pagò Bessie con una banconota da venti dollari, pensa!» Bessie

                Brewer  agguantò  i  venti  dollari  prima  ancora  di  dargli  la
                ricevuta. «A chi intesto la ricevuta, signor…?» «John Willard.
                Mi  chiamo  John  Willard»  rispose  l’uomo.  «Grazie,  signor

                Willard. Ecco gli undici dollari e cinquanta di resto.»
                    L’uomo  prese  il  resto  e  si  allontanò.  Si  ritirò  nella  camera

                numero  5,  ne  uscì  quasi  subito  percorrendo  alla  svelta  il
                corridoio e le scale. Per strada, proprio di faccia al caffè che sta

                accanto alla pensione di Bessie Brewer, aveva parcheggiato una
                Mustang bianca. Sollevò il portabagagli della Mustang bianca e

                ne tirò fuori una scatola lunga, rettangolare. Tenendola sotto il
                braccio risalì le scale e rientrò.
                    Nel corridoio lo vide Willie Anschutz, il tipo che vive nella

                stanza numero 4. Willie Anschutz non è molto acuto di mente,
                ma dice che pensò: sembra lo scatolone di un fucile, è uguale a

                quello che aveva Oswald. Nella mano sinistra l’uomo teneva un
                pacchetto  mezzo  disfatto  e  Willie  Anschutz  dice  che  pensò:
                strano, quelli sembrano binocoli. Ma le valigie, questo qui, non

                ce l’ha? Poi disse: «…sera». L’uomo rispose: «…sera». Erano
                circa le quattro meno un quarto e nello stesso momento Martin

                Luther King stava rientrando nella sua stanza: la camera 306 del
                Motel Lorraine.

                    Per chi tema d’essere ucciso o rapito, i motel sono la cosa
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