Page 10 - Oriana Fallaci - 1968
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Dio, non farmi morire
Con Gianfranco Moroldo si reca in uno dei posti più pericolosi
della guerra: Dak To. Per partire devono firmare una
«liberatoria» al governo degli Stati Uniti, in caso di morte. «Io
sono qui per capire,» scrive «per sapere cosa pensa un uomo
che ammazza un altro uomo che a sua volta lo ammazza: senza
conoscerlo.» «Non aver paura,» le ha scritto François Pelou su
un bigliettino. In mezzo ai bombardamenti incontra i soldati
americani, tra nostalgia di casa e paura di morire. «Guarda,»
le dice uno di loro «io non voglio essere un eroe.»
Dak To, gennaio
«Quando morirò andrò in Paradiso perché su questa terra ho
vissuto all’Inferno. Vietnam, 1967.»
«Ho dormito sotto Joe. Era morto e faceva caldo. Dammi una
sigaretta. Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo?»
«Signora, lei crede che ce la farò? A volte ho paura di no. E
prego, sa, non faccio che pregare. Prego anche quando non ho
tempo, per esempio quando vado all’assalto. Dico alla svelta:
Dio, non farmi morire.»
«Dio, che cosa schifosa è la guerra. Dev’esserci qualcosa di
sbagliato nel cervello di quelli che si divertono a fare la guerra,
che la trovano gloriosa o eccitante. Non c’è nulla di glorioso,
nulla di eccitante, è una sporca tragedia.»
«Io non voglio essere ricco, non voglio essere eroe. Io voglio
vivere e basta. La vita è bella, sai, bella. Ora lo so che la vita è
bella, prima non lo sapevo, credi che morirò?»