Page 60 - Le canzoni di Re Enzio
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saranno morti e presi per diffalta
di pane e biade per i lor cavalli.
A Benevento e’ mal sarà venuto!»
Ma in parte è un vecchio astrologo accosciato
avanti un libro dove prende il punto,
come se avesse sopra il capo l’ombra
piena di stelle. Intorno a re Manfredi,
vestito a verde come il lor vessillo,
vegliando a guardia i bruni Saracini
poggiati ad arcora e balestre.
Dice Ulivieri: «Bene è grande stuolo.
Di lor masnade è tutto pieno il bosco.
Son tante schiere, quante dir non posso.
Compagna abbiam noi picciola a tal uopo.
Rollando amico, date fiato al corno!
Lungi n’udrà l’imperatore il suono,
là nelle gole, e tosto sarà volto».
Rollando dice: «Sarò prima io morto!
Onore e loda perdere non voglio.
Non corno qui, ma Durendal ha luogo.
Sì, la vedrete rossa fino all’oro».
AOI
«Rollando amico, e’ sono, per un, cento.
È pieno il bosco, tutto il monte è pieno.
Sonate il corno, il corno dell’impero!
l’imperatore lungi n’udrà l’eco,
là nelle valli, e sarà volto a tempo.
Tutti hanno scudo, tutti bianco osbergo,
bene a cavalli, ad arme, e d’ogni arredo...»
Dice Rollando: «Morte sarà meglio!
Il mio legnaggio non sarà dispetto.
Qui Durendal, non corno fa mestiero.
Dar colpi voglio, non soffiare al vento».
AOI
«Rollando amico, in bocca l’olifante!
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