Page 95 - La passione di Artemisia
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ricche di talento».

              Sentii salirmi alla gola ondate di speranza.
              «Che  un'altra  opera  di  eguale  valore  le  faccia  compagnia  e  sarete
          doppiamente ricompensata».

              «Un'altra Giuditta?»
              «Sì! Vi saranno di sicuro altri episodi della sua storia degni del vostro
          pennello».
              «Ne farò mio compito e piacere immediati».
              «Perché  i  piccioni  volano,  mamma?»  domandò  il  giorno  seguente

          Palmira, camminandomi accanto mentre giravo per strade, piazze e chiese
          alla ricerca di un'idea.
              «Immagino sia per scappare dai bambini che li tormentano».

               Quale  altro  momento  avrei  potuto  scegliere,  che  fosse  altrettanto
          drammatico  dell'uccisione?  Ripensai  alla  versione  di  papà,  in  cui  le  due
          donne  stavano  confabulando  l'una  accanto  all'altra  sulla  testa  dell'uomo
          decapitato. L'avevo copiata quando stavo imparando a disegnare. Le figure
          avevano  delle  pose  straordinarie,  ma  a  me  non  interessava  quel

          confabulare.
               In  un  angolo  della  Loggia  della  Signoria  c'era  il  gruppo  di  bronzo  di
          Donatello con Giuditta e Oloferne. Non ci avevo mai badato. Oloferne non

          era  disteso,  ma  stava  seduto  sul  materasso,  mentre  Giuditta  sollevava  il
          braccio  armato  di  scimitarra,  pronta  a  colpire.  Le  figure  avevano  delle
          posizioni strampalate e l'effetto era privo di grazia.
               Mi  fermai  di  fronte  al  David  di  Michelangelo.  Il  suo  sguardo
          tempestoso,  puntato  sulla  piazza,  pareva  gridare  al  gigante  Golia:  «Come

          osi anche solo pensare di potermi distruggere con la tua spada!» Quello era
          coraggio.  Quella  era  sicurezza.  I  fiorentini  amavano  il  David  perché
          rappresentava il debole che affronta e annienta una forza più grande. Era il

          modo in cui vedevano se stessi di fronte al mondo ed era anche la storia di
          Giuditta.
               Mentre Palmira inseguiva i piccioni, facendoli svolazzare in aria, io mi
          fermai nel punto che preferivo e che mi permetteva di osservare la parte del
          David  che  più  amavo:  lo  sguardo  girato  a  sinistra  verso  Golia.  Come  mi

          sarebbe potuta venire utile quella meravigliosa curva del collo?
               Guardando di lato in quel modo, era attento al pericolo, ma non teso,
          solo pronto, con la fionda gettata sulla spalla.

               Se  la  mia  nuova  Giuditta  avesse  potuto  rappresentare  quell'istante,
          dopo  l'uccisione,  quando  la  testa  di  Oloferne  è  nel  cesto  di  Abra,  le  due
          donne,  l'una  di  fronte  all'altra,  forse  avrebbero  potuto  essere  messe  in
          allarme  da  qualche  pericolo,  da  qualche  rumore  proveniente
          dall'accampamento.



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