Page 92 - La passione di Artemisia
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11. Giuditta







               Non sarebbe stato certo quell'assistente dalla faccia come pasta lievitata
          a  bloccarmi  la  strada  verso  Cosimo  de'  Medici,  e  nemmeno  Pietro.
          Cominciai a lavorare a un'altra Giuditta che uccide Oloferne. In sostanza la
          stessa composizione, ma con volti diversi e vesti più ricche. Questa volta, la
          veste di Giuditta sarebbe stata giallo-oro, un colore molto amato a Firenze,

          e  avrebbe  avuto  le  maniche  più  ricche,  rimboccate  per  permetterle  di
          portare a termine il suo lavoro.
               Poi, dal momento che i fiorentini amavano i gioielli e i tocchi decorativi,

          aggiunsi  dei  galloni  d'oro  sul  copricapo  di  Abra  e  ornai  Giuditta  con  un
          braccialetto con rappresentazioni di Artemide incise su pietre verdi, fissate
          in  filigrana  d'oro.  Una  delle  maggiori  attività  cittadine  era  la  tessitura  di
          eleganti stoffe, così ampliai la scena, dando maggiore spazio al copriletto di
          Oloferne, di velluto rosso. Lo contornai di ricami d'oro. Per dare un tocco di

          sensualità,  posi  una  gocciolina  di  sangue  sulle  morbide  carni  del  seno
          generoso  di  Giuditta  e  qualche  altra  sul  suo  vestito  dorato  -  il  tutto
          calcolato per suscitare l'interesse del granduca Cosimo.

               La parte più difficile fu scrivere la lettera di accompagnamento del dono
          che  gli  inviavo  e  con  cui  gli  offrivo  i  miei  servigi  per  eventuali  future
          commissioni.  Sudai  tre  giorni  per  perfezionare  l'umile  linguaggio  adatto
          allo scopo.
               Seduta al tavolo, sprecavo fogli su fogli, riscrivendo l'inizio e osservavo

          Palmira che giocava con una bambola di carta che le avevo ritagliato da un
          foglio inutilizzato.
              Alla fine scrissi una lettera più facile.

              Cara Graziella, Palmira ha ormai tre anni e non fa che fare domande.
              «Perché le formiche hanno il pelo?» ha domandato l'altro giorno.
               Fina, l'angelo che mi aiuta e abita al piano di sopra, le ha insegnato una
          canzoncina su un bambino trasportato in una terra lontana da un uccellino
          dalle  piume  gialle  e  adesso  la  canta  in  continuazione.  Mi  ricorda  gli

          uccellini  che  hai  miniato  sul  tuo  manoscritto.  Hai  dipinto  ancora  dei
          salteri?
              Siete riuscite a far riparare il tetto?

               A  Pietro  non  sembra  dare  fastidio  che  io  dipinga,  ma  gli  da  molto
          fastidio che sia stata ammessa all'Accademia del Disegno prima di lui. Ho
          dipinto  un'altra  Giuditta  da  donare  a  Cosimo  de'  Medici.  Perdonami,
          Graziella, ma ho fatto il suo pugnale a forma di croce. Lasciamo che la cosa
          li incuriosisca nei secoli a venire. Se Cosimo l'accetta per il suo palazzo, o



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