Page 66 - La passione di Artemisia
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più comoda.

              «Dopo la nascita del bambino sarai talmente occupata che vorrai poter
          stare un intero giorno a letto».
               Il  termine  stava  per  scadere.  Questione  di  ore.  Giorno  dopo  giorno  il

          terrore  mi  era  salito  lungo  il  corpo  fino  a  schiacciarmi  il  ventre  e  ora  ci
          volevano tutti i miei sforzi per ricacciarlo indietro. Alzai lo sguardo verso
          Pietro che, curvo, passeggiava su e giù come un corvo sul cornicione.
              «Sta' fermo!» Tesi la mano e lui la prese, costretto dal soffitto basso a
          piegare  la  testa.  Volevo  guardarlo  per  bene,  nel  caso  fosse  stata  l'ultima

          volta.
              «Devo mandare a chiamarla adesso?» domandò per la quinta volta.
              «No». Intendeva dire la levatrice. Il figlio della vicina stava aspettando

          in cortile per andarla a chiamare.
              «Forse, se mi alzo in piedi, mi sento meglio». Mi aiutò e ci dirigemmo
          lentamente verso il salone. Improvvisamente mi uscì tra le gambe un rivolo
          caldo  di  fluido.  Ne  fui  imbarazzata  e  mi  trascinai  di  nuovo  a  letto.  Dopo
          qualche  istante,  dentro  ebbi  la  sensazione  che  una  mano  gigantesca  mi

          stesse stringendo e straziando allo stesso tempo. Gemetti finché non cessò.
               Pietro  mi  si  inginocchiò  accanto  e  mi  passò  sulla  fronte  un  panno
          fresco.

              «Sei coraggiosa, amore».
              «No, non è vero». Mi irritava. Come se il coraggio fosse una cosa facile.
          «Non sono affatto coraggiosa. Non ho scelta».
              «E  allora  sei  coraggiosa  per  non  avere  scelta».  Sorrise  debolmente  e
          capii che era un sorriso di tenerezza.

              «Voglio questo bambino, Pietro».
               La mano stringeva, straziava e lasciava andare, continuando senza posa
          per  oltre  un'ora.  Poi  mi  invase  un  dolore  che  fece  apparire  gli  altri  delle

          semplici  irritazioni.  Mi  irrigidii  per  resistergli.  Quando,  subito  dopo,  ne
          arrivò uno ancora più feroce, gridai: «Adesso! Mandala a chiamare adesso».
               Pietro balzò su e sbatté la fronte contro la trave, uscì di corsa dalla porta
          e chiamò gridando il ragazzo. Tornò prima che il dolore fosse cessato. Fui
          presa dal terrore.

              «Se  il  sangue  continua  a  scorrere  e  non  si  ferma...  come  per  mia
          madre...  se  è  un  maschio...  se  è  una  femmina  fa  lo  stesso.  Papà  mi  ha
          insegnato subito i nomi dei colori.

              Ah... alizarina. Rosso veneziano. Scarlatto. Lacca di alizarina.
              Papà diceva che viene estratta da una pianta. Vermiglione.
               Dal cinabro di Spagna. Rosso di Pozzuoli. Dal Vesuvio. Rosso Tiziano.
          Se... se non ci sarò, insegnali tu a lui. O a lei. Insegnaglieli allo stesso modo,
          Pietro».



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