Page 22 - La passione di Artemisia
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Sorrise con dolcezza. «Vuoi vedere suor Graziella adesso?

              Presto dovremo andare al vespro».
               Tornammo  dentro.  Sapevo  come  trovare  suor  Graziella  nello
          scriptorium, ma lasciai che suor Paola mi conducesse.

              «Hai ormai rinunciato ad avermi?» le domandai.
              «Certo  che  no»,  disse  con  esagerata  convinzione.  «Qui  crediamo  ai
          miracoli.  Un  giorno  andrò  al  portone  e  troverò  te,  che  mi  dirai:  "Adesso
          sono pronta". E ti farò entrare nella nostra santa confraternita e renderemo
          tutte grazie a Dio».

               Sarebbe  stato  facile  venire  qui  per  sempre,  defilarsi  dal  mondo  non
          vista, lasciare che il processo andasse avanti senza di me, non dover mai
          più stare di fronte a quell'animale di un giudice, a quel notaio strafottente

          che  faceva  finta  di  fare  solo  il  proprio  dovere,  non  dover  più  temere  di
          incontrare  Tuzia  o  Agostino  per  la  strada.  E  papà  -  lo  avrei  costretto  a
          sentire la mia mancanza.
               Suor Graziella era sola e sedeva su un alto sgabello accanto alla stretta
          finestra,  dove  una  lama  di  luce  color  miele  pallido  le  risplendeva  sulle

          guance e sul naso appuntito. Un pulviscolo luminoso l'avvolgeva come un
          vortice dorato.
               L'abito  nero  e  il  soggolo  bianco  le  incorniciavano  l'ovale  purissimo,

          risplendente di serenità e concentrazione. Lo sguardo era chino sul foglio,
          di cui stava dipingendo il bordo.
              Mi richiamò alla mente la Vergine della Pietà di Michelangelo.
               Come la Vergine, era serenamente assorta nei suoi pensieri e, come la
          Vergine, mi appariva bellissima.

               Sopra il tavolo di lavoro aveva posato le conchiglie di madreperla che le
          avevo  regalato  anni  prima.  Ciascuna  conteneva  meravigliosi  pigmenti,
          colori primari purissimi: rosso robbia scuro, vermiglione acceso, profondo

          blu  oltremarino  del  lapislazzuli  macinato,  giallo  zafferano  e  un  verde
          brillante quanto quello del prezzemolo a primavera.
              Fui felice di vedere che le usava ancora.
               Sollevò  lo  sguardo.  «Artemisia!  Sia  tu  benedetta  per  essere  venuta.
          Quanto desideravo vederti».

               Mi fece cenno di prendere un piccolo sgabello. Stava miniando su una
          pagina delicati tralci e viticci, intrecciati secondo un complesso disegno a
          volute e punteggiati da fiori d'un rosso brillante.

               Questa era una cosa che avrei potuto fare, seduta accanto a Graziella. Se
          fossi venuta a vivere qui per sempre, avrei potuto coprire di miniature libri
          interi. Il convento sarebbe diventato famoso per i suoi libri miniati.
              «Com'è bello. Mi piace l'uccello giallo».
              «E' un salterio per il cardinal Bellarmino, quel martello degli eretici, che



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