Page 197 - La passione di Artemisia
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fatto  nelle  mie  lettere,  nel  caso  stesse  cercando  qualche  idea  per  le  sue

          miniature, ma più le dicevo, più pareva avida di sapere.
              Quando ebbi terminato, Graziella parve contrariata.
              «Dimmi ancora di Masaccio».

               Guardai  suor  Paola,  cercando  lumi.  Ma  lei  si  limitò  ad  alzare  le
          sopracciglia e a sollevare le spalle.
              «Un  genio.  Masaccio  mi  ha  fatto  stringere  il  cuore,  quando  ho  visto
          Adamo  nascondere  il  volto  devastato  ed  Eva  emettere  un  urlo  che  mi  ha
          perforato l'anima. Dopo averlo visto, la notte non sono riuscita a dormire».

              «E' stata la cosa che ti è piaciuta di più?»
              «No. Il campanile di Giotto. Vicino a Santa Maria del Fiore, isolato, più
          alto di quanto tu possa immaginare, come un reliquiario divino che si eleva

          verso  il  cielo.  Ha  file  sovrapposte  di  archi  assai  stretti,  separati  da
          colonnine tortili per conferire leggerezza ed è rivestito di marmo.
               Quando  piove,  i  bianchi,  i  rosa  e  i  verdi  pallidi  brillano  come  la  seta.
          Bello da schiantarti il cuore».
              «E Roma?»

              «Roma la conosci».
              «Non  più».  Parlava  con  voce  spezzata.  Lungo  le  guance  scorrevano  le
          lacrime.

              Suor Paola, Palmira e io ci guardammo perplesse, senza sapere che dire.
               Graziella scosse la testa come a volersi scusare. «La cosa più dura per
          me è l'isolamento.  Non poter vedere le bellezze del mondo.  Oh, ricordo i
          cipressi  e  il  tramonto  sul  Tevere  -  vagamente,  come  li  ricorderebbe  un
          cieco. Ma mi è più difficile rammentare le bellezze create dall'uomo.

              Anch'esse sono create da Dio, sapete».
               Tentò  di  asciugarsi  le  lacrime  con  l'ampia  manica  ruvida,  ma  quelle
          continuavano a scorrere.

              «Ovunque  attorno  a  me  ci  sono  opere  d'arte  meravigliose  e  io  sono
          destinata a non vederle mai. A morire senza...» Fu scossa da un accesso di
          singhiozzi.
               Suor  Paola  si  alzò  in  piedi  e  le  si  mise  davanti,  in  modo  che  nessuno
          potesse vederla.

              «Sarebbe  un  crimine  così  terribile  se  una  suora...  Non  diminuirebbe
          nemmeno  di  una  briciola  il  mio  amore  per  Dio  se  potessi  vedere  una
          fontana scolpita, o un loggiato, o una statua o un soffitto affrescato».

               Palmira le posò con delicatezza una mano sul ginocchio, proprio come
          Graziella aveva fatto con me. Quel piccolo gesto esitante e sentito mi fece
          venire un nodo alla gola.
              «Che  darei  per  vedere  il  panorama  da  quel  campanile,  o  Eva  nel
          giardino dell'Eden!» La sua voce divenne più acuta e tremante. «Sentire la



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