Page 110 - La passione di Artemisia
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abbiamo canditi come questi, mamma?»
«Se li avessimo, questi non sarebbero tanto speciali. La rarità accresce il
valore».
Galilei mi guardò per un lungo momento, prima di infilarsene uno in
bocca.
Il fiume, meno fangoso e più azzurro del solito, era affollato di ogni
sorta di imbarcazioni che circondavano una chiatta, su cui alcuni musici
suonavano sotto gonfaloni dorati. I sabbionari avevano interrotto il loro
lavoro di raccogliere sabbia dal letto del fiume e rafforzare gli argini.
Quel giorno tutti usavano le loro agili barchette solo per divertimento.
Dall'altra riva sentimmo provenire il suono della processione delle squadre.
Palmira era fuori di sé dall'eccitazione.
Arrivati al Battistero, Galilei scese dalla carrozza. «Non mi ci vorrà
molto. Conosco il sagrestano». Entrò in un edificio che dava sulla piazza.
Palmira non stava ferma nella carrozza e allora la feci scendere.
«Rimani qui vicino», le raccomandai. Subito si mise a correre dietro tre
piccioni. In un batter d'occhio avrebbe potuto dileguarsi e perdersi tra la
folla. La seguii, per tenerla sotto controllo in mezzo a musici, venditori di
frutta e giocatori di carte. Fu attratta da una bancarella di porchetta, con la
testa del maiale tagliata che pareva la testa di Oloferne che osservava il
proprio corpo arrostito. Non le dissi che il maiale era stato imbottito con le
proprie orecchie e interiora tritate.
La penitente stracciona era seduta sui gradini del duomo e
piagnucolava. La sua angoscia non mi parve finta, come pareva a Pietro.
Nessuna donna avrebbe scelto di terminare i propri giorni in quel modo,
ridotta in quelle condizioni, se non costretta da qualcosa di più forte della
sua volontà. La curiosità di Palmira superò la timidezza e si avvicinò alla
donna. Quella creatura patetica prese a lamentarsi più forte e Palmira corse
da me piangendo. Più forte piangeva Palmira, più forte si lamentava la
donna.
Dovetti scuotere mia figlia per farla smettere. «Non è bello.
E' una povera vecchietta e tu non devi prestarle attenzione».
«Guarda com'è sporca. Ha i piedi neri, mamma».
«Anche i tuoi lo sarebbero se non potessi comprarti le scarpe. Adesso fa'
la brava. Ecco Messer Galilei. Ci sta facendo un favore e dunque non fare i
capricci». Presi un fazzoletto e le asciugai il viso. «Adesso andremo a
vedere il posto dove sei stata battezzata da piccola».
Seguimmo Galileo e il sagrestano al Battistero e, insieme, i due uomini
aprirono lentamente le massicce porte di bronzo, quel tanto che bastava per
scivolare dentro di fianco.
Rimanemmo in piedi alla luce fioca che filtrava dagli alti finestroni,
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