Page 88 - Il mercante d'arte di Hitler
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pubblicazioni . Dalle lettere di Hildebrand è possibile
quantomeno cogliere certe sfumature. Così ad esempio scrive a
proposito dei propri compagni di scuola ebrei, dopo averli
incontrati una volta, in licenza nel 1915, al Politecnico: «Sono
stato al seminario di Elsenhans e Walzel. Walzel parla di Ibsen,
vi vanno sempre al massimo due studenti e un’ottantina di
ragazze. Quasi tutti ebrei. Ma lui fa del suo meglio
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ugualmente» .
E con queste parole Hildebrand dipinge David, un giovane
diciannovenne a lui affidato a Vilnius e per il quale nel 1920
intercederà, nel tentativo di fargli trovare un lavoro a Berlino:
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«È ebreo, sì, ma rispettabile» . Evidentemente ha rimosso il
fatto che la stessa Elisabeth Lewald, sua nonna paterna, era
ebrea. Con l’assimilazione di molte famiglie ebree nel XIX
secolo, in pochi decenni sono pochissimi i discendenti a
conoscere le proprie radici ebraiche.
Come artista, Cornelia è affascinata dalla vita degli ebrei a
Vilnius. Cerca per questo, appositamente, il contatto con la
popolazione ebraica. A maggio 1917 scrive al fratello maggiore:
«A quanto pare accade di frequente ora nella mia vita che
vadano e vengano persone (soprattutto ebrei, già che la loro
religione mi affascina enormemente) dal cui incontro spesso ho
come un’illuminazione improvvisa sulla bellezza struggente del
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Nuovo Testamento» . Cornelia dipinge sempre nuove scene
della città, tra queste vi è anche una litografia che più tardi
l’artista dedicherà alla moglie di Paul Fechter, Emma. Il quadro
mostra un mendicante o un uomo in atto di supplica,
rannicchiato a terra con le gambe piegate. Sullo sfondo si
possono riconoscere le lapidi del cimitero ebraico.
Particolarmente significativi per Hildebrand sono le
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