Page 74 - Il mercante d'arte di Hitler
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con polveri senza fumo permettono di non dover pulire la canna
a ogni sparo e impediscono ai nemici di riconoscere da quale
punto arrivino i colpi.
I campi di battaglia somigliano a paesaggi disseminati di
crateri. L’unico riparo è offerto ai due lati del fronte dalle
trincee di difesa, in parte scavate su più linee, in cui trovano
spazio i depositi di munizioni, la cambusa, e ricoveri per la
notte. Talvolta i soldati tengono duro per settimane. Hildebrand
descrive la situazione con leggerezza forzata nella sua lettera a
Natale del 1914. Trascorre la Vigilia in una trincea tra Reims e
Verdun. Il bombardamento dell’artiglieria francese non si ferma
neppure in questo giorno. Sopra le teste dei soldati volano
proiettili shrapnel e granate. Uno stress per i nervi del
diciannovenne: «I botti incessanti e il pericolo continuo un po’
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alla volta ti inebetiscono» .
Dentro di sé Hildebrand stende come un velo sugli eventi in
battaglia, anche quando viene ferito. A ottobre del 1915, nella
Champagne, riporta una ferita al braccio sinistro e finisce nel
lazzaretto di Augusta. Sei mesi dopo viene colpito per la
seconda volta, in questo caso al braccio destro e alla testa, dalle
schegge di una granata; la lesione alla testa è leggera, quella al
braccio è più grave, e ciononostante Gurlitt parla con
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entusiasmo di «uno scontro strepitoso» . Con ben altri
sentimenti ricorderà più tardi l’esperienza al fronte. Nelle sue
memorie scritte a distanza di anni dirà, parlando di sé in terza
persona: «[…] aveva visto così tanto sangue scorrere
inutilmente che per tutta la vita lo tormentò l’idea che fosse
stato soltanto un caso, una questione di un decimillesimo di
secondo, se anziché dividere la fossa sulla Somme con i suoi
migliori amici, aveva ottenuto un congedo dopo essersi beccato
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