Page 70 - Il mercante d'arte di Hitler
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precedente alla guerra si era mostrato portavoce di un pensiero
cosmopolita e universalista. Ma nell’agosto 1914 riesce a
concepirsi ancora solo come tedesco. Per l’edizione del giorno 9
del mese invia al «Dresdner Anzeiger» il primo dei suoi
numerosi contributi. La poesia da lui scritta intende essere “un
canto per tutti”, tutti gli abitanti di Dresda, tutti i tedeschi.
Ma non solo a Dresda l’elevazione poetica è utilizzata quale
strumento di propaganda. L’uso improprio e strategico dell’arte
fa di essa un mezzo di istigazione del popolo. Versi entusiastici
stordiscono la gente, lasciano intravedere la vittoria vicina. Pure
la rivista politica settimanale «Simplizissimus», con la sua satira
mordace, dopo poche settimane si unisce al coro di esaltazione
per la guerra.
Il Paese intero è in preda all’ebrezza, anche la comunità
artistica solitamente schierata al di fuori del consenso sociale,
che mediante la forza “depurativa” della guerra crede di poter
sanare la frattura tra l’avanguardia e il popolo. La prospettiva di
un indubbio esito positivo del conflitto militare spinge gli artisti
a dare il proprio sostegno non solo con appelli pubblici, ma
partecipando alla guerra in prima persona. Oltre a Richard
Dehmel, anche Otto Dix, Alfred Döblin, Max Ernst, Ernst
Ludwig Kirchner, Oskar Kokoschka, Wilhelm Lehmbruck,
Ernst Toller, Georg Trakl e molti altri si arruolano come
volontari. Gottfried Benn, Hugo von Hofmannsthal, Paul Klee,
Otto Mueller, Max Pechstein, Karl Schmidt-Rottluff, Egon
Schiele e Max Slevogt ne verranno anch’essi trascinati. Ma il
sogno è breve. August Macke cade sul fronte occidentale già a
settembre del 1914, un anno e mezzo dopo anche Franz Marc
finisce tra le vittime.
La crudele realtà sul campo di battaglia sconvolge gli artisti.
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