Page 68 - Il mercante d'arte di Hitler
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giorno è arrivato. Un’immensa folla si raduna davanti al
Castello di Berlino, in attesa del Kaiser. E quando l’imperatore
esce sul balcone e annuncia: «Nella battaglia che ci attende
adesso non riconosco più fazioni nel mio popolo. Ora tra di noi
vi sono soltanto tedeschi», a migliaia lo applaudono esultanti,
tutti, indifferentemente, che siano di destra o di sinistra.
Neppure Federico Augusto III, re di Sassonia, perde la buona
occasione per rivolgersi ai propri sudditi e soldati. A Dresda si
assiste alla stessa scena che a Berlino: nessuno più rimane in
casa, la gente si riunisce fuori, nelle strade, nelle piazze e
attende con ansia il nuovo proclama. Esultante e in festa, la folla
saluta l’arrivo della guerra. «Uniti in Dio, per l’Impero e
l’imperatore. Per il re e la patria. Avanti! L’ordine di
mobilitazione è partito», titola il quotidiano «Dresdner
Anzeiger» in un inserto composto in tutta fretta il I agosto 1914.
Sempre sul «Dresdner Anzeiger», il 2 agosto Cornelius Gurlitt,
e con lui l’intero collegio docenti del Politecnico reale di
Sassonia, si rivolge ai propri studenti: «Molti di voi sono corsi
al fronte e rischieranno la propria vita per la sicurezza e l’onore
della patria. Desideriamo con forza stringere loro la mano col
pensiero e raccomandarli alla protezione di chi li guiderà in
battaglia». Trecentoventidue allievi del Politecnico in totale
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perderanno la vita in guerra .
Non solo in famiglia, anche a scuola Hildebrand Gurlitt viene
educato a diventare un cittadino tedesco fedele all’Impero. Più
che con disciplina e obbedienza, mediante un miscuglio di
modelli culturali e nazionali che gli vengono trasmessi a
lezione. Quanto le due sfere di cultura e coscienza nazionale
siano intrecciate l’una nell’altra in quegli anni si può ben
riconoscere dal discorso del promotore della Brücke ad
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