Page 396 - Il mercante d'arte di Hitler
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federale fondata nel ’49 dichiara di riconoscersi nel valore della
libertà, l’Espressionismo viene eletto portavoce di una risanata
posizione politica.
Per Gurlitt l’arte è un fuoco sacro, una fiaccola che egli trae
attraverso le varie epoche. Nella sua introduzione alla mostra
itinerante, al contempo compendio alla attività da lui intrapresa
come collezionista, e con essa dunque alla sua vita, Gurlitt
attribuisce all’arte una proprietà addirittura mistica: «Ma già nel
piccolo nido in Franconia, quando – come si suol dire – ero uno
sfollato, i disegni hanno cominciato ad agire. Durante gli
indimenticabili, piccoli incontri serali a casa del pastore della
comunità essi passavano di mano in mano tra i rifugiati e gli
abitanti del luogo e portavano conforto alla gente nei loro
ricoveri di emergenza. Poi sono tornati a spostarsi da
un’esposizione all’altra, e così ad esempio sono arrivati alla
grande mostra d’arte a Lucerna, in molte città tedesche, ad
Amsterdam, all’Aia, a Santiago del Chile e ora negli Stati Uniti,
da dove quindi probabilmente proseguiranno verso il
Giappone». Gurlitt è fermamente convinto di adempiere con i
propri quadri a un compito politico-culturale: «Non guardo a
questa collezione che dopo tante traversie, in modo inaspettato –
ora almeno lo posso dire – mi è nuovamente toccata in sorte
come a un mio proprio bene, ma come a un feudo che mi sia
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stato affidato per il mio esercizio» .
Tanto maggiore allora è la delusione nel vedere come la
mostra per molto tempo non sia accolta negli Stati Uniti con la
risonanza che ci si attendeva. A Gurlitt non viene detto neppure
chiaramente quando e dove di preciso negli USA saranno portate
le opere. Solo per caso viene a sapere da un articolo sulla
«Welt» che la tournée comincerà dal J.B. Speed Museum a
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