Page 388 - Il mercante d'arte di Hitler
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nuovo  concorrente.  La  pace  è  ristabilita  quando  Gurlitt,

                disponendo momentaneamente di spazi liberi, invita i galleristi

                a  un’esposizione  collettiva  alla  Kunsthalle.  «I  negozianti  ne
                uscirono  entusiasti,  soddisfatti  e  riconciliati»,  ricorda  ancora

                Karl-Heinz Hering, che vede in Gurlitt così «l’inventore di quel

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                mercato dell’arte oggi diffuso in tutto il mondo» .
                   Alla mostra di Chagall si accoda subito dopo, a gennaio del

                1950, una rassegna di opere di Hans Thomas, a febbraio segue
                Max Beckmann con lavori dal suo esilio in Olanda, fino a quel

                momento sconosciuti al pubblico. Gurlitt intraprende un’attività

                mastodontica, espone Lovis Corinth nel 1950, Aristide Maillol,

                Max Ernst e Karl Schmidt-Rottluff nel 1951, Edwald Mataré e

                Fernand Léger nel 1952, Pablo Picasso, Ernst Wilhelm Nay ed
                Emil Nolde nel 1953, Max Liebermann nel 1954. L’infaticabile

                Gurlitt  considera  proprio  compito  quello  di  riavvicinare  i

                fruitori  nella  Germania  del  dopoguerra  alle  vecchie

                avanguardie.  Con  i  classici  dell’arte  moderna  si  aggiusta  in

                particolare  su  un  pubblico  tendenzialmente  conservatore,  che
                egli cerca di accattivarsi, facendone parte lui stesso. L’enorme

                crescita  dell’associazione  dà  ragione  a  questa  strategia.  Nel

                corso  dei  primi  cinque  anni  del  suo  ufficio  Gurlitt  fa

                raddoppiare  il  numero  degli  iscritti.  Va  a  occupare  così  una

                posizione  estremamente  importante  nella  vita  culturale  della

                città, il filo interrottosi prima della guerra viene ora ripreso e il
                pubblico ricondotto a un mutato presente. Il significato di tutto

                questo  si  rende  particolarmente  evidente  con  la  mostra  di

                Beckmann.  I  quotidiani  salutano  Gurlitt  come  l’uomo  che

                ancora  nel  1936  ha  avuto  il  coraggio  di  esporre  l’artista

                all’epoca messo al bando e che ora lo ha riportato in Germania.

                Anche con il suo programma didattico, le puntuali conferenze e




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