Page 386 - Il mercante d'arte di Hitler
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all’inaugurazione . Anche altri ora subito si mobilitano per
avere la mostra. A farne richiesta per primo è il negozio d’arte
di Günther Franke a Monaco di Baviera, cui però viene negata.
Anche il gallerista di Mannheim, Rudolf Probst, dimostra
interesse, come pure la società Kestner di Hannover. La mostra
però prosegue per il momento a Eindhoven. Gurlitt riferisce con
orgoglio a Chagall della grande risonanza ottenuta: «Più
importante di questo successo esteriore è l’interesse sentito con
cui gli artisti e i giovani hanno ammirato i suoi quadri, tale da
sperare di potermi attendere da parte di essi apertura e
approvazione davvero su tutti i fronti». Chagall risponde
commosso a sua volta: «Sono toccato dalla simpatia che la
comunità artistica mi dimostra in Germania, dopo questa tragica
fase della storia umana». Ne approfitta anche per chiedere al
direttore del Kunstverein due riproduzioni di un quadro che ha
riconosciuto in una delle fotografie dell’inaugurazione della
mostra inviate da Gurlitt. Lo ha visto per l’ultima volta nella
Galleria Der Sturm, di Herwarth Walden a Berlino e ora
vorrebbe inserire l’opera nel catalogo ragionato che ha in
progetto. Gurlitt gli fa avere gli scatti richiesti, ma li mette
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miserevolmente in conto all’artista .
Nello scambio epistolare tra Gurlitt e Chagall sorprende che
non venga mai nominata neppure una volta la sorella di
Hildebrand, Cornelia, che dovrebbe invece teoricamente essere
stata allieva dell’artista a Parigi nel 1913. O questa almeno è la
motivazione che Gurlitt inizialmente aveva addotto di fronte
agli Alleati per spiegare come fosse venuto in possesso del
guazzo di Chagall Scena allegorica. In seguito gli è venuto in
soccorso l’amico Karl Ballmer, dichiarando per iscritto di aver
donato lui il quadro a Gurlitt. Probabilmente è per evitare di
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